Avezzano. “Il declino di un sogno industriale”. Così Antonello Tangredi, segretario Fim – Cisl, ha definito l’attuale situazione in cui verte LFoundry, una delle aziende più grandi d’Abruzzo. Dopo due anni e mezzo di contratti di contratti di solidarietà i 1.500 dipendenti attendono di conoscere il loro futuro.
“Le condizioni per far sognare un territorio, 32 anni fa e, provare ad immaginare che, Avezzano, nel tempo potesse assomigliare a San Jose (capitale della Silicon Valley americana), diciamo che c’erano quasi tutte: dalla spedizione di un centinaio di ragazzi (nel 1988) alla volta del Texas per imparare il mestiere e farli rientrare dopo un paio d’anni a fabbrica quasi ultimata, per iniziare “la favola”, fino alla fine del 2012”, ha commentato Tangredi, “in questa parabola di oltre 30 anni, tanti soldi pubblici (legge 64), forse 1000 miliardi di Lire fra finanziamento per costruire la fabbrica (AMOS 1), il mai decollato “consorzio Eagle” che avrebbe dovuto sfornare 40 brevetti industriali all’anno con 400 tecnici e ingegneri, i corsi di formazione di 24 mesi (dal 1992 fino al 2004), le borse di studio, i progetti con le Università ecc.
Il primo luglio del 1994, Massimo Miccoli, un giornalista, sul quotidiano la “Repubblica”, pubblicò un pezzo dal titolo: “Ad Avezzano c’è il Fucino degli scienziati”. Una sorta di incoronazione dell’allora Presidente e Amministratore delegato della Texas Instruments Italia che, dopo 4 anni, però, bontà Sua, insieme alla Sua “squadra”, dovette fare fagotto in fretta e furia per evitare tanti problemi e, andare a fare altro all’Alitalia, sempre con lo stesso incarico. Chissà, cosa penserebbe Massimo Miccoli, oggi, nel vedere in quale stato è ridotta l’attuale LFoundry ? Dalla “preistoria industriale”, sono passati tanti anni, tante persone, tanti di milioni di dollari, tanti ricatti occupazionali, tanti stipendi, tante preoccupazioni, tanti ammortizzatori sociali, tante disavventure industriali e umane, 7 passaggi societari, un manipolo di persone furbescamente arricchitesi ma, oggi più che mai, una domanda è d’obbligo: cosa faranno qualche migliaio di dipendenti e le loro famiglie, fra un paio di mesi?
Piano industriale: zero! Investimenti anno corrente: realizzato poco più del 50%! Nuovi prodotti con targa cinese: zero! Calo di produzione del 25% annunciato, a partire dal mese di ottobre prossimo! Disimpegno graduale dell’attuale mono cliente (ON- Semiconductor)! Ascolto delle proposte sindacali fatte all’amministratore Delegato: zero! Le maestranze, alla fine della lunga maratona di assemblee della scorsa settimana, sono state rese edotte sulla situazione industriale – occupazionale in cui versa lo stabilimento e sono state pre-allertate sulle iniziative che, il sindacato, unitariamente, intende mettere in atto, ivi compresa, quella di accompagnare la prossima riunione al Ministero dello Sviluppo Economico a Roma (forse entro il mese di settembre), con la proclamazione di un giorno di sciopero e manifestazione sotto al Ministero stesso, a sostegno di questa dura vertenza: è in gioco l’economia e il futuro, non solo della Marsica e, pare, sia chiaro a tutti.