Tagliacozzo. L’ex viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, ci riprova e torna a Villa San Sebastiano dopo aver dato “buca”, circa un mese fa, perché impegnato in una importante riunione di Governo. Da allora di acqua sotto ai ponti ne è passata. L’altra volta aveva messo gli impegni istituzionali al primo posto e coerentemente con il titolo del suo libro, “Il lavoro prima di tutto”, aveva rinunciato a incontrare i cittadini per mettere al primo posto il lavoro, appunto. Stavolta invece è stata tutta un’altra storia. Allora Fassina era viceministro. Oggi è l’ex viceministro che il lavoro sembrerebbe averlo messo al secondo posto e non più “prima di tutto”. Se pur infatti è apprezzabile la scelta di dimettersi in un Paese dove tutti hanno il sedere incollato alla poltrona, sulle questioni di merito la cosa non suona poi così bene. Fassina ha parlato con la sua grande competenza ai cittadini di Villa di economia, lavoro e di “competenza” appunto. Ebbene, lui di competenza ne aveva da vendere ma si è dimesso per mere questioni di partito, per beghe interne al Pd. E stiamo parlando del più importante ministero, quello dell’Economia, in un periodo di crisi…
Usa metafore quotidiane per parlare di economia e si rivolge al pubblico con parole semplici per spiegare come l’Italia sta affrontando la crisi e qual’è la strada per uscirne. L’ex vice ministro dell’Economia e delle Finanze del Partito democratico, Stefano Fassina, è stato ospite del Centro Evangelico di servizio di Villa San Sebastiano dove ha presentato il suo libro “Il lavoro prima di tutto”. Fassina, che da pochi giorni ha deciso di uscire dal governo Letta, ha spaziato dal lavoro all’economia, dall’impegno del governo al futuro dell’Italia, con un gergo semplice e fruibile da tutti. “Oggi discutere di contratti di lavoro non basta”, ha commentato con un chiaro riferimento al Jobs act proposto dal segretario del Partito democratico Matteo Renzi, “è come se a una macchina a benzina ci si mette l’olio e non la benzina. Serve anche quello, ma non solo quello.
In Europa ci sono agende diverse e impegni diversi, purtroppo in Italia la politica guarda ai problemi di oggi con uno schema di 30 anni fa. Abbiamo bisogno di una rottura, perché siamo in una gabbia di pensiero che non ci fa decollare. Le potenzialità ci sono e questo fa rabbia. Purtroppo per miopia politica e inerzia naturale non le riusciamo a valorizzare. La sfida è difficile ma possibile, serve guardare la realtà rompendo il conformismo”. Fassina ha poi parlato del lavoro del governo Letta che “si muove tra mille difficoltà dentro vincoli molto stretti. Le emergenze politiche e sociali sono tante, abbiamo fatto dei piccoli passi verso l’obiettivo. C’è ancora tanto lavoro da fare. Questo governo con tutte le difficoltà ha fatto una legge di stabilità che ha ridotto il cuneo fiscale, 3miliardi in meno. C’è un enorme lavoro da fare, ma è evidente che il debito pubblico va ridotto, ma la nostra crisi non è dipesa da quello. Alla fine del 2007 avevano un debito che era diminuito di 20punti. Negli ultimi 5 anni con l’austerità così cieca mentre si facevano manovre pesanti il debito nell’eurozona è aumentato. Se un medico davanti a una malattia ti dà medicine sbagliate si peggiora o addirittura si muore”. Fassina ha parlato poi dell’importanza di fondere l’artigianalità e l’eccellenza italiana con le nuove tecnologie prendendo ad esempio gli innovativi spaghetti della Barilla che verranno “prodotti” dalle stampanti 3d. All’ex vice ministro è stato posto anche l’interrogativo sui finanziamenti a pioggia che hanno permesso ai nuclei industriali di Avezzano e Carsoli – Oricola di nascere ed espandersi, e che ora che le aziende stanno chiudendo non vengono restituiti perché non ci sono norme vincolanti a riguardo. Fassina ha precisato che: “Il problema marsicano è comune a molti nuclei industriali italiani, per arginare questo problema nella legge di stabilità è stato inserito nel passaggio alla Camera una norma che vincola le aziende che ricevono contributi pubblici a restituire i fondi avuti dal governo se va via prima di un determinato periodo dal territorio che, di conseguenza, non ha potuto giovare dei finanziamenti”.