Avezzano. Decidono di toglierle la figlia di otto anni perché frequenterebbe un uomo accusato di presunta pedofilia. Un’accusa che però è decaduta ed è stata archiviata dalla procura di Avezzano in quanto il fatto non sussiste. Ora la donna, che sostiene di vivere da sola dopo essersi trasferita a Borgorose, viene controllata da carabinieri e Guardia di finanza. La mamma si dice disperata e lancia un appello alle istituzioni denunciando irregolarità. Il decreto con cui si decide che la figlia deve essere immediatamente allontanata dalla madre viene emesso ad aprile 2013. Si sospetta che possa aver subito abusi anche psicologici, nonostante una consulenza tecnica eseguita due anni prima avesse confermato che la bambina stava bene e non vi era motivo di allontanarla dalla madre. “La bambina”, denuncia la madre, “si trova in una casa famiglia in provincia di Pescara e, sottoposta a terapia psicologica viene dichiarato di nuovo che sta bene e che può tornare a casa dalla madre, dichiarazione confermata dalle responsabili della struttura che dal dicembre non fanno altro che fare relazioni positive nella speranza che il Tribunale per i minorenni dell’Aquila prenda una decisione”. Anche alla mamma viene chiesto di sottoporsi a terapia psicologica da cui emerge che è tutto ok. La mamma chiede chiarezza anche al servizio sociale di Avezzano visto che “la bambina inizia a stare male. Ora il problema”, afferma la mamma, “è che nonostante tutte le relazioni positive sia da parte della casa famiglia, sia dalle psicologhe che hanno seguito me e la bambina, il giudice sembra non avere alcuna intenzione di ridarmi mia figlia che inizia a stare male per questa situazione che la costringe a stare lontane da me, da casa sua, dai suoi adorati animali e dalle amicizie che si era creata nel primo anno di scuola elementare, ed il servizio sociale continua a rimanere impassibile davanti a tutto questo dolore che sta distruggendo mia figlia. Chiedo solo che qualcuno mi aiuti a riportare mia figlia a casa”, è l’appello della donna, “e farle tornare a vivere la vita spensierata e allegra a cui era abituata. È un anno e quattro mesi”, conclude, “che sono costretta a recarmi due volte a settimana a Pescara per poter trascorrere qualche ora con mia figlia, spendendo quattrocento euro al mese”.