San Benedetto dei Marsi. Richard Colt Hoare è stato un archeologo, antiquario, scrittore e viaggiatore inglese. Tra il 1787 e il 1791 fece un viaggio in Italia e passò anche in Abruzzo. Nei suoi diari di viaggio, che oggi sono conservati al British Museum, annotò che nella Marsica, più precisamente a San Benedetto dei Marsi, si tramandavano delle misteriose storie sulle “streghe del Fucino”.
Nei suoi diari ci racconta come la leggenda delle streghe del Fucino fosse molto più antica e che risalisse persino al tempo dei romani. Il viaggiatore inglese cita Quinto Orazio Flacco, che ne parlava già parecchi secoli prima nelle sue opere: “Marsis vocibus. I Marsi erano stimati i più bravi stregoni dell’Italia. Credevasi, che avessero ereditato la riputazione da Marso lor fondatore, figliuolo dell’incantatrice Circe, di cui hanno parlato cotanto gli antichi poeti. Anche adesso dal minuto vulgo si dice, che il paese de’ Marsi sia il luogo, ove si radunano la notte le streghe”.
Richard Colt Hoare ci racconta come, nelle notti di luna piena, le streghe uscissero dalle acque del lago, ispirassero nelle donne follie di passione e le spingessero a fondere la loro carne con quella degli uomini, generando nascite multiple e non desiderate tra la cittadinanza. La gente del posto, soprattutto le donne, per proteggersi da questi malefici si rivolgeva a Sant’Agnese, la santa che a sua volta venne accusata di stregoneria e per questo condannata al rogo. Dai suoi diari sembrerebbe che all’epoca esistesse anche una minuscola chiesa dedicata alla Santa, chiamata chiesa di Sant’Agnese del serpente, che a suo dire presentava un cupo fascino. Richard Colt Hoare, inoltre, racconta che la gente del posto usava realizzare delle piccole bambole di pezza, con due teste e quattro braccia, che sembrava riuscissero a placare in qualche modo l’ira delle streghe del lago Fucino. Gli abitanti del posto raccontavano che alcune volte era possibile vederle, ma solo se ci si addormentava davanti ad uno specchio rotto.
Il viaggiatore era arrivato nella Marsica per consultare una misteriosa iscrizione in bronzo, risalente al tempo di Carlo Magno, conservata nella chiesa di Sant’Agnese. Il prete però lo mise subito in guardia, poiché sosteneva che si trattasse di un reperto estremamente pericoloso in quanto era stato toccato dalle streghe del lago Fucino. Poi, però, racconta di come una donna gli abbia dato la possibilità di consultare un libro, dove tempo addietro era stata riportata per intero quest’iscrizione. Il viaggiatore inglese racconta che anche la donna lo mise in guardia sostenendo che anche il libro, come l’iscrizione, era pericoloso. Richard Colt Hoare promise di fare attenzione e giurò che non avrebbe mai raccontato ad anima viva ciò che avrebbe letto da quel libro, eppure sfogliandolo si tagliò la mano con il bordo delle pagine, che definisce affilate come rasoi da barbiere. Il taglio era talmente profondo, che il viaggiatore inglese dovette prima tamponare con un fazzoletto, e poi cercare l’aiuto di un medico. Ma la donna gli consigliò di recarsi immediatamente nella chiesa di Sant’Agnese, dove trovò di nuovo il prete, che anziché stringere il fazzoletto glielo sciolse, sostenendo che le ferite non rappresentavano un problema per la Santa. Il prete gli fece sanguinare la ferita, finché il viaggiatore inglese non perse i sensi. Quando questo si svegliò trovò la ferita ormai cicatrizzata, ma il prete era particolarmente adirato, perché aveva capito che l’uomo si era procurato quel taglio leggendo dal libro proibito. Richard Colt Hoare conclude il racconto dicendo che in seguito, ogni volta che in cielo vedeva la luna piena, non faceva altro che sognare San Benedetto dei Marsi e i disegni che aveva visto nel libro con le pagine taglienti.