Pescina. “Un cerchio magico di solidarietà”. Così ha definito quanto è riuscita a realizzare nel giro di pochissime settimane, un’ospite dell’Hospice di Pescina, che questa mattina ha donato alla struttura oltre 4mila euro di “strumenti” per alleviare il “soggiorno” di chi vive la realtà di essere gravemente malato.
In una manciata di giorni sono state 638 le copie vendute del suo libro “Le ricette di Amalia. Viaggio ipercalorico dalla Sicilia all’Abruzzo”. All’inizio è stato un progetto autofinanziato che poi con il passare delle ore è cresciuto velocemente fino a ricoprire non solo le spese sostenute per la stampa ma che ha ottenuto un ricavato netto che è stato di circa 4.400 euro. E che è stato devoluto totalmente all’acquisto di “doni” per l’Hospice.
“Non tutti possiamo fare grandi cose, ma possiamo fare piccole cose con grande amore”. Con le parole di Madre Teresa di Calcutta Amalia spiega nel libro il suo progetto che si è concluso questa mattina con la consegna da parte dello staff di Som, Officine ortopediche, di un letto elettrico a una piazza e mezza per un maggiore confort dei pazienti costretti a letto, di un materasso antidecupito per la prevenzione e la coadiuvazione delle cure delle lesioni da pressione, di due comodini, con relativi tavolini servitori, di un tavolo servitore regolabile e poi di alcuni dispositivi per la movimentazione del paziente. Un telo ad alto scorrimento, un pulsossimetro da polso, un cuscino antidecupito, un termometro auricolare.
Un piccolo e colorato libretto “frutto di una selezione di più di cento ricette presenti nel mio ‘quaderno di cucina’ che ho raccolto nel corso degli anni. Alcune sono ricette di famiglia, altre sono tratte da libri, da siti internet o da trasmissioni che in quest’ultimo periodo imperversano sui canali televisivi, ma tutte sono state realizzate da me con grande soddisfazione, godendo insieme ai miei commensali le gioie della buona cucina”, ha scritto l’autrice, “da siciliana-abruzzese ho scelto le ricette più rappresentative di queste regioni, per far intraprendere anche a voi un viaggio culinario tra i colori, i sapori e i profumi unici di queste terre che ho nel cuore. Soprattutto perché alcuni sapori mi ricordano l’infanzia e l’adolescenza delle vacanze nella bellissima campagna trapanese dove c’era casa di nonna Caterina che alle otto di mattina, con 30 gradi all’ombra, già friggeva le melanzane perché altrimenti dopo faceva troppo caldo! Vi auguro quindi buon viaggio, ma vi avviso: in questo libro non troverete ricette dietetiche, ma piatti ricchi di calorie che vi regaleranno però momenti di pura felicità e vi sapranno conquistare al primo assaggio!”.
L’idea è nata nei primi giorni del ricovero all’Hospice. Un’iniziativa portata avanti insieme a un gruppo di colleghe e amiche, che si è nutrita di un veloce tam tam, carico di amore e buona volontà.
Un dono, quello fatto all’Hospice, di cui beneficeranno di certo i pazienti costretti a letto ma allo stesso tempo che favorirà anche gli operatori che devono muoverli.
Solidarietà, pazienza, resistenza… Ma infine anche un appello, affinché si investa di più nella Sanità e anche in strutture come l’Hospice di Pescina.
“Per dare dignità al paziente, bisogna per primo dare dignità al lavoro dei medici, degli infermieri, degli oss. Si dovrebbe investire per adeguare il numero degli operatori sanitari a quello dei pazienti”, scrive Amalia in una lettera che vuole rendere pubblica per lanciare un messaggio forte, importante e che magari smuova in qualche modo anche la coscienza di chi siede in posti decisionali.
“La situazione in cui versano gli ospedali italiani ma nello specifico quelli abruzzesi, in particolare della provincia dell’Aquila, è sotto gli occhi di tutti”, scrive durante la sua permanenza nella struttura di Pescina, “una situazione già precaria, quella vissuta nei presidi sanitari, aggravata ulteriormente da tutto quanto è seguito alla pandemia e all’emergenza covid. Non si può però lavorare continuamente come se si fosse in uno stato di emergenza. Ci vuole programmazione e ci vogliono investimenti. Qui all’Hospice vedo lavorare medici, psicologi, infermieri e oss che si alternano in turni anche di notte, a volte massacranti. Non sempre riescono nella piena gestione di 10 pazienti in contemporanea. Questo è un posto in cui si viene accompagnati ad una morte serena. E pertanto per far sì che qui un paziente continui ad avere una sua dignità è necessario mettere in condizione chi lavora, di farlo con serenità, quanto più possibile. Investendo principalmente nel numero delle risorse umane. Spero che questo mio appello arrivi in tutte le sedi competenti. In cui si decide, si programma e in cui si può scegliere di investire su una Sanità che sia davvero vicina ai malati”.