Massa d’Albe. Le interviste in esclusiva ai primi soccorritori arrivati sul Monte Velino, lo scorso 24 gennaio.
Era domenica, quattro avezzanesi erano saliti per un’escursione alla Valle Majelama.
Le condizioni meteo erano da bollino rosso.
Sarebbero dovuti rincasare dopo pranzo ma nel pomeriggio, quando ormai i loro telefoni risultavano irraggiungibili da ore, il padre di uno di loro ha lanciato l’allarme facendo così muovere la macchina dei soccorsi.
Al microfono di Marsicalive e Abruzzolive, alle 23.30, il luogotenente del soccorso alpino della Guardia di Finanza, responsabile della stazione dell’Aquila, Paolo Passalacqua, a seguire, alle 00.45, il vice brigadiere Raffaele Adiutori (S.A.G.F. L’Aquila) e Fabio Manzocchi, poliziotto e responsabile della stazione di Avezzano del Soccorso alpino e speleologico d’Abruzzo.
La situazione, come dichiarato da subito dai soccorritori arrivati per primi, è subito stata dichiarata complessa e drammatica per via di un’imponente valanga subito individuata in quota, che aveva a un certo punto cancellato le tracce dei quattro escursionisti.
Dopo 16 giorni di estenuanti ricerche da parte dei professionisti dell’emergenza, che nel frattempo sono diventati centinaia e, nonostante l’impiego di tecnologie avanzate messe a disposizione anche da un consorzio di università italiane, dei quattro escursionisti non si trovano ancora tracce.
L’ipotesi accreditata è che siano rimasti sotto presumibilmente, non a una, ma a più di una valanga, che li ha spinti a dieci metri di profondità.
Dai tavoli in prefettura e al ministero, l’ordine rimane sempre lo stesso: le ricerche non si fermano.
Sul tavolo della discussione, però, ancora una volta, la sicurezza dei soccorritori, esposti quotidianamente a condizioni meteo non favorevoli e spesso anche estremamente pericolose se si tiene in considerazione soprattutto il rischio valanghe dovuto al forte vento.