Avezzano. Grande successo per “Metamorphoseon”, lo spettacolo conclusivo del laboratorio teatrale “Le drammaturgie del presente”, targato Teatro dei Colori, realizzato dagli studenti del Liceo Classico “A. Torlonia” di Avezzano, con il supporto del Ministero della Cultura, della Regione Abruzzo, in sinergia con il Comune di Avezzano e la collaborazione della Fondazione Carispaq. Lo spettacolo, la cui ideazione, conduzione e regia porta la firma di Gabriele Ciaccia, si è basato sulla riscrittura delle “Metamorfosi” di Publio Ovidio Nasone, con un occhio, però, rivolto al presente. Preziosa la collaborazione della referente del progetto, nonché curatrice dei testi, la professoressa Emanuela Mastroddi, e della professoressa Federica Gambelunghe per gli aspetti organizzativi. È stata, inoltre, gradita la presenza in sala della dottoressa Flavia De Sanctis dell’Associazione culturale “Antiqua”, Maria Paola Giorgi, presidente del Comitato per la comunicazione culturale, Laura Mancini, storica esponente dell’Auser, Patrizia Micangeli, consigliere del Rotary Club di Avezzano.
Ad aprire la matinée, in un Teatro dei Marsi gremito di ragazzi e di insegnanti delle scuole superiori di primo e di secondo grado della città è stato il regista Gabriele Ciaccia, insieme alla dirigente scolastica dell’istituto “A. Torlonia – B. Croce”, Flavia Maria Teresa Valentina Cannizzaro, che ha fortemente caldeggiato la scelta delle “Metamorfosi”, sottolineando come il testo ovidiano, a distanza di secoli, ci racconti ancora quanto sia complesso, soprattutto per i giovani, stare in un mondo in continuo mutamento, e all’assessore del Comune di Avezzano Alessandro Pierleoni, che ha portato i saluti istituzionali. Un caloroso ringraziamento va ai dirigenti scolastici e ai docenti che hanno accompagnato i numerosi alunni degli istituti avezzanesi “A. Vivenza”, “C. Corradini”, “E. Majorana”, “M.V. Pollione”, “A. Torlonia – B. Croce”.
Questi i nomi degli interpreti: Giulia Zauri, Nicole De Santis, Sofia Granata, Angelica Salucci, Assunta Angelosante, Franco Pezza, Maria Barbieri, Lavinia Silvi, Liliana Amadoro, Giulia Aureli, Chiara Crescenzi, Matteo Gallina, Giulia Di Bastiano, Giorgia Rossi, Valerio Montaldi, Adriano Cattivera.
“Oggi narriamo le forme mutate, interroghiamo i racconti di Ovidio, li viviamo – essi”, ha dichiarato Emanuela Mastroddi, “accadono dentro di noi. Mutano le membra e con esse le anime. Dafne diventa libertà, destino che si fa corteccia. Aracne si dissolve nel filo che tesse. Proserpina discende agli inferi e conosce l’amore. Deucalione e Pirra generano la possibilità di un nuovo inizio. Fetonte, precipitando, brucia del fuoco che desiderava toccare. Il teatro stesso è metamorfosi, istante che si fa memoria, verità che può esser detta soltanto attraverso un’altra voce, un altro corpo, un’altra forma. Per questo saliamo in scena: per cambiare e per essere cambiati. Nel plasma indistinto, tra maschera e volto, l’umano ricorda di essere molteplice, fragile, eterno. Come nei miti, anche in noi qualcosa si infrange, qualcosa rinasce. E così, paradossalmente, nel perderci troviamo noi stessi”.
Lo spettacolo andato in scena stamani al Teatro dei Marsi è stata un’occasione, con una “drammatizzazione del presente”, come ha evidenziato il regista, per raccontare le sfide dell’adolescenza, fase della vita che gli stessi interpreti stanno percorrendo, attraverso la metafora del cambiamento. In quest’ottica, dunque, gli episodi ovidiani scelti per lo spettacolo – dalla Cosmogonia con il Diluvio alla Nuova Umanità, da Apollo e Dafne fino a Fetonte, figlio del Sole, da Aracne alla vicenda di Proserpina – rappresentano momenti di passaggio, di trasformazione radicale, di come una difficoltà incontrata nel mito – ma del resto anche nella vita – se affrontata, permette una rinascita. Nelle “Metamorfosi”, così come nell’adolescenza, quindi, tutto è cangiante e in continuo divenire.
Uno degli episodi più significativi e apprezzati dal pubblico avezzanese, che ha attinto dal mito per poi calarsi nella realtà odierna, è stata la storia di Apollo e Dafne. Secondo la tradizione, Dafne, per fuggire dall’amore opprimente di Apollo, si trasforma in un albero, di alloro, per l’appunto, simbolo del dio. Ed è proprio qui che è avvenuto il ribaltamento del mito ovidiano, riscritto con il linguaggio della contemporaneità, da parte degli attori del “Torlonia”: la fanciulla, con coraggio, finalmente decide di dire no all’amore possessivo di Apollo, rompendo il legame di costrizione e sottomissione. È Dafne che decide, è Dafne che sceglie la libertà, ed è così che Dafne, donna, vince. Una riscrittura che veicola un messaggio potentissimo, che interroga la realtà sociale di oggi, dove la libertà della donna deve – ancora – essere difesa.