Avezzano. Lettera dell’Azione Cattolica Italiana della Diocesi di Avezzano in occasione delle prossime elezioni amministrative in cui saranno coinvolti diversi Comuni del comprensorio marsicano. Le donne e gli uomini dell’Azione Cattolica dei Marsi, in un momento difficile per la vita sociale ed economica del Paese e dell’Europa, vogliono rivolgere il loro augurio a coloro che, in molti centri della nostra diocesi, a cominciare dal capoluogo, hanno voluto porre se stessi, accettando la candidatura alla carica di sindaco o consigliere comunale nelle prossime amministrative, al servizio della comunità. Nel tempo storico che viviamo, tempo di crisi che nella speranza cogliamo come opportunità, il nostro augurio vuole essere segno di vicinanza e di sostegno a quanti, ovunque
vivano la loro militanza, mettono a disposizione le loro persone al servizio della vita della Polis con uno stile che non potrà non essere nuovo, necessariamente sobrio ed aperto al dialogo, senza ombra di autoreferenzialità. Scriveva il sindaco “santo” di Firenze Giorgio La Pira: “La politica è l’attività religiosa più alta dopo quella dell’unione con Dio, perché è la guida dei popoli. E’ una responsabilità immensa, un severissimo servizio che si assume”. Proprio sentendo forte il richiamo alla responsabilità, la
nostra Associazione vuole riscoprire, leggendo i segni del tempo, il suo dovere, prima ancora che il diritto, ad essere evangelicamente responsabile del “bene della città”. Come credenti non vogliamo essere bacino elettorale disposto a trattative al ribasso, ma essere al servizio dei diritti dell’uomo che coincidono con il diritto di Dio. La fede che professiamo e il dovere di carità che da essa scaturisce, ci obbligano a non alienarci per non tradire la responsabilità del Vangelo, dal dovere di essere sentinelle vigili e consapevoli di quanto non può più essere il campo riservato a pochi iniziati, ma il luogo della ricerca dell’uomo, via verso Dio.
Con umiltà e forza vi confessiamo di attenderci da voi parole nuove: quella che stiamo vivendo non è una crisi come tante. Le fondamenta di un sistema che ha retto il mondo occidentale
per decenni sono messe in crisi e, per custodire i valori e il bene della nostra civiltà, è ora necessario
tornare al richiamo alla responsabilità. A partire dalla vita delle nostre comunità va riaffermato il
“primato della politica”, non più inteso come privilegio degli eletti, ma come capacità di lavoro e di
servizio, di ascolto e di decisione, di consapevolezza, declinata nelle scelte e negli atteggiamenti
concreti, che la sovranità appartiene al popolo, e il popolo non è un’entità astratta ma comunità
concreta, tesa alla costruzione della felicità di ciascuno e di tutti. Il “diritto alla felicità” è il fine e
l’interesse che deve guidare l’azione amministrativa.
Nessuna autorità può giustificare l’arrogante negazione del diritto di un popolo ad essere
felice, nessuna azione politica, a qualsiasi livello essa sia svolta, può avere “padroni” diversi a cui
rispondere delle proprie scelte da questo fine. Non al mercato, al potente di turno, all’interesse del
partito o dei potentati economici, ma alle persone, ad ogni persona e alla vostra coscienza deve dar
conto la vostra responsabilità.
Vi saremo vicini con stima e affetto, saremo propositivi e critici, comunque sempre
interessati. Saremo con la mente e con il cuore vigili: è la nostra responsabilità di uomini e di
credenti nel Dio che “ascolta il grido del povero e dell’oppresso” ed è Signore della storia.