Carsoli. “Non chiamatemi eroe, ho solo fatto il mio dovere”. Lo ha affermato l’autista del bus andato in fiamme a Roma, Pietro Onori, 35 anni. Ha sentito un forte odore di bruciato, ha capito che c’era qualcosa che non andava e ha fatto scendere tutti dal bus, poi il mezzo dell’Atac improvvisamente è stato avvolto dalle fiamme. Il giovane marsicano, con una compagna e un figlio di quattro, grazie alla sua prontezza i passeggeri si sono messi in salvo. Lui con coraggio ha provato a contenere le fiamme.
Pietro Onori è marsicano, di Contrada San Francesco, del Comune di Carsoli, e ogni giorno percorre più di 100 chilometri per raggiungere l’autorimessa Atac. Ieri per lui sembrava un giorno come tanti, invece è grazie alla sua prontezza che si è probabilmente evitato un incidente ben più grave. “E’ stata dura, sto bene, ma non chiamatemi eroe”, ha raccontato a Il Messaggero di Roma. Il 35enne marsicano era alla guida del bus della linea 63, in pieno centro di Roma, quando a metà tra piazza Barberini e via del Corso ha sentito un rumore insolito, si è accorto di una nube di fumo che usciva dal vano motore.
Non ci ha pensato un attimo, ha fatto subito scendere tutti e ha provato a spegnere le fiamme scaricando un primo estintore. Non si è perso d’animo. Ne ha preso un altro da un’attività commerciale. Inutilmente. Il fuoco, nel giro di pochi secondi, aveva preso il sopravvento. Grazie alla sua prontezza i passeggeri erano stati messi in salvo. Il bilancio, che poteva essere ben più grave, è di una ragazza lievemente ustionata al viso e su un braccio. “Sono in ospedale, è stata dura”, racconta, “ma sto bene”. Pietro Onori ha imparato a guidare da ragazzo, mettendosi al volante dei camion del padre che commerciava bestiame. Poi, quando aveva 25 anni, è arrivata l’opportunità con l’Atac.