Capistrello. Il consiglio direttivo di Capistrello scrive una lettera aperta al sindaco del paese per chiedere una sede per le associazioni culturali per proseguire il loro lavoro nelle attività no-profit.
“L’associazione “Pingaria”, si legge nella lettera, “che si è costituita a Pescocanale nel settembre 2016, vede l’unione e l’impegno dei giovani di questo piccolo borgo per valorizzare, recuperare e non disperdere gli usi, le tradizioni e le abilità antiche e moderne. Ma le associazioni culturali hanno anche ruoli più importanti, come. formare i cittadini di oggi e soprattutto, quelli di domani e tutelare lo spirito della comunità e la sua pratica attuazione. Queste sono parole vuote solo per chi non vuole o non sa capirle”.
“Sin dall’inizio abbiamo dedicato ogni ora del nostro tempo libero e non solo”, sottolineano, “a perseguire questi scopi, a cercare di migliorare le carenze che inevitabilmente soffrono i borghi dell’entroterra a causa dello spopolamento: cartina tornasole di problematiche ben più complesse e trasversali. Non pretendiamo di risolverle con un’associazione culturale, ma pretendiamo di avere il diritto di provarci e pretendiamo che le istituzioni ci sostengano in questa nostra rivendicazione”.
“Mettiamo cuore e anima in questo progetto animati dall’ideale della giovane età, che ci dà coraggio e forza per andare avanti”, precisano, “migliorarsi e superare gli ostacoli inevitabili di un percorso di crescita dovrebbe essere l’obiettivo degli uomini e delle donne di ogni età e di ogni comunità. Se le opere pubbliche si limitano ad asfalto e cemento, quando va bene, e non vengono formate le persone atte ad abitare e custodire i nostri luoghi materiali e immateriali, la carenza di progettualità a medio e lungo termine non sarà generosa. La storia ci insegna che i più bei palazzi e le piazze più spettacolari vengono cambiate di segno: diventano posti abbandonati e spettrali. Non è mai stato sufficiente costruire, occorre costruirsi. Occorre essere costruttivi”.
“Sarebbe troppo facile nominare le problematiche più superficiali ed esperibili: le piccole e grandi opere che si fermano su un confine sempre troppo vicino al centro, le frazioni e le periferie sempre più abbandonate a sé stesse. Ciò che scoraggia davvero è l’indifferenza verso le forze motrici di una comunità, quelle che in un futuro molto prossimo ne diverranno il tessuto vitale, produttivo, economico ed etico. Molte volte con Lei ci siamo confrontati, e anche scontrati, sempre animati dalla voglia di provare a lavorare sulle potenzialità inespresse di questi bellissimi luoghi, che solo un cieco non vedrebbe condannati a una sorte grigia”, scrivono al sindaco, “gli imprevisti fanno parte del percorso e non ci siamo mai scoraggiati, sorretti anche da riconoscimenti importanti a vari livelli, pubblici e privati. In questi anni sono arrivate da più parti dimostrazioni di apprezzamento del nostro lavoro e tanta stima che nei momenti più difficili ci hanno consentito di non mollare. Stiamo però combattendo una battaglia lunga, lunghissima fin dal nostro esordio nel panorama delle associazioni socio-culturali, persino per avere diritto a quanto davvero non manca: lo Spazio. Lo spazio da noi non manca di certo, anzi nel suo esser vuoto è il più delle volte la cifra della desolazione e dell’isolamento dei nostri luoghi e delle nostra comunità.
Ad oggi ancora non abbiamo uno spazio in cui poter esercitare le nostre funzioni e soprattutto riporre il materiale che negli anni, grazie a contributi pubblici e privati, abbiamo accumulato per la realizzazione delle nostre iniziative. Ci troviamo anzi vessati: i materiali spostati per esigenze private e pubbliche, persino le bonarie minacce di qualche operatore che vuole “sbarazzarsi” dei nostri tavolini”.
“Ci siamo più volte confrontati con questa e con la precedente amministrazione, di cui lei è sempre stato a capo: abbiamo proposto varie soluzioni, ci siamo adattati a non avere spazi, ad essere precari… ma questo precariato dura ormai da cinque anni. La vessazione più indigesta è quella dell’indifferenza degli ambienti istituzionali, quelli che sono deputati alla tutela e alla promozione di simili esperienze collaborative. Siamo arrivati ad un punto di svilimento della nostra funzione che mette a dura prova la resistenzadell’associazione stessa. Più volte è stato sottolineato come il lavoro del Terzo settore, di cui facciamo parte, sia fondamentale per lo Stato. Lo stesso Presidente Mattarella, in un suo recente intervento, dichiara quanto segue a proposito di formazioni sociali come la nostra: “Sono riconosciuti dalla Costituzione come pilastri portanti della vita della Repubblica.
Sottolineo il ruolo decisivo del terzo settore” e la “necessità di tutelarlo. cooperativo.” “ L’articolo 45 non soltanto riconosce la funzione sociale della cooperazione ma dà mandato alla Repubblica di sorreggerla, di promuoverla, di svilupparla, di sostenerla».” “Nella Carta fondamentale dello Stato vengono riconosciuti i diritti delle formazioni sociali ed si evoca esplicitamente il valore della solidarietà, parola chiave del movimento”.
“Non chiediamo null’altro sindaco”, concludono, “che i diritti riconosciuti dalla nostra carta costituzionale e
citati dal Presidente della Repubblica. Chiediamo uno spazio in cui poter proseguire nel nostro lavoro di associazione no-profit. E ci auguriamo che sia il primo tassello di uno sviluppo più duraturo e trasversale; convinti che la ricchezza, a tutti i livelli, la si crea con le relazioni e non con i sampietrini. Vorremmo capire in qual modo verrà promossa, sorretta e sviluppata l’unica forma di aggregazione sociale presente nella nostra frazione, dove i giovani possono sperimentare la cooperazione come dispositivo di formazione individuale e collettiva. Certi di una sua risposta e con l’augurio di buon lavoro salutiamo cordialmente”.