Avezzano. Questa volta non si parla di orsi ghiotti di miele. Non si parla di incursioni di grossi mammiferi che lasciano devastazioni più o meno importanti. Stavolta protagonista di una predazione da fauna selvatica è un picchio!
A raccontare una storia che per fortuna ha un lieto fine e che incoraggia su una convivenza possibile tra uomini e animali che vivono liberi in natura è un apicoltore marsicano, Mario Petrella, che per cogliere sul fatto il piccolo e terribile uccello alla fine si è avvalso di una telecamera che ha fornito “prove schiaccianti e inconfutabili”!
“Ebbene”, spiega Petrella, “non solo orsi ma anche picchi. Sì, perché anche il picchio è un animale selvatico e potenzialmente può fare dei danni non indifferenti. Si nutre di insetti e larve, di conseguenza in inverno aveva capito che all’interno dei miei alveari ne poteva trovare a volontà e senza grandi sforzi”.
È questa una storia che risale a qualche tempo fa e che raccontiamo magari per riuscire a “sensibilizzare” un po’ di più chi troppo spesso si scaglia per ragion presa contro la fauna selvatica, non credendo sia possibile una convivenza, raggiungibile semplicemente con qualche “sforzo” in più.
LE IMMAGINI
“Sono certo ci sia qualcuno che si starà chiedendo ‘vabbè ma un picchio, che danni può mai fare?’. E invece proprio un picchio può fare dei buchi enormi nelle pareti di un’arnia compromettendo l’equilibrio termico del glomere in inverno. Può inoltre arrivare a nutrirsi delle stesse api e di quella poca covata che si può trovare nell’avere durante la stagione del freddo. Proprio come è accaduto nel mio apiario. Quindi, a questo punto, cosa fare?”, va avanti l’apicoltore.
“Per risolvere il mio caso in effetti sarebbero bastati un po’ di pallini di piombo”, dice Petrella, che custodisce le sue arnie in diversi punti della Marsica, promuovendo attività sempre più ecologiche e nel rispetto della biodiversità.
“Uccidere l’animale non era nelle mie intenzioni né con un’arma né con una tagliola. Anche perché è chiaro che quell’esemplare stava solo cercando un modo per nutrirsi durante l’inverno. Ho pensato a una cupola di vetro come nei film di fantascienza ma ho capito subito che non era applicabile perché anche le api volano. L’unica soluzione era dunque rendere irraggiungibile o non più perforabile le arnie. Ho escluso l’uso anche della lamiera per tanti motivi tra cui il caldo che avrebbe portato in estate. Così ho pensato alla rete. Ho ‘corazzato’ tutte le arnie con una rete zincata un centimetro per un centimetro. Il picchio ci ha provato ancora… Eccome se ci ha provato ma a quel punto non ha potuto fare altro che solo qualche segno e niente più. Ho tenuto le reti per qualche anno e così il picchio ha perso l’abitudine di bucare le mie arnie e non è così riuscito a fari più danni irreparabili”, conclude.
A distanza di qualche anno il picchio è stato persuaso dalle sue terribili intenzioni ma ogni tanto un giro sul cielo delle api di Petrella lo fa ancora. “Che devo dire?”, in chiusura l’apicoltore, “se dovesse tornare la rete la ho ancora, eventualmente la rimetterò”.