L’attore abruzzese Lino Guanciale, tra i più amati del pubblico Rai per tante fiction di successo, poteva trovarsi all’Aquila il giorno del terremoto che 10 anni fa ha raso al suolo la città, il fato ha scelto diversamente per lui.
“Io sono nato Avezzano”, racconta Guanciale raggiunto al telefono dall’Ansa, “a una manciata di chilometri dall’Aquila, anche se già vivevo a Roma tornavo spessissimo, come continuo a fare oggi, nella mia città d’origine. Proprio in quella giornata fatidica mio fratello aveva una partita. Mi recavo volentieri all’Aquila, perché avevo lì gli amici più cari, quelli, come si dice, di una vita, ai quali tieni di più, vecchi compagni di sport, ho giocato per diversi anni a rugby nelle giovanili, ma non solo, insomma un gruppo unito e variegato. I programmi sono cambiati all’ultimo minuto, come accade”.
Rai2 dedicherà al tragico anniversario il film documentario “L’Aquila, 03:32 – La generazione dimenticata” con Guanciale voce narrante, prodotto da Stand By Me con Rai Cinema, con la regia di Dario Acocella.
Ripercorrerà gli avvenimenti di quella terribile notte del 2009 focalizzando l’attenzione su sei edifici: gli appartamenti abitati dagli studenti. Guanciale, camminando tra le strade della città, condurrà gli spettatori nei luoghi simbolici della vicenda, incontrando e intervistando i sopravvissuti.
“Si tratta di ragazzi e ragazze che hanno vissuto il sisma sulla loro pelle, dall’interno della loro camera, e che sono riusciti a scappare nella notte attraverso i corridoi sospesi nel vuoto o sono rimasti per ore sotto le macerie”, spiega, “delle palazzine ormai tristemente note di via XX settembre, via Campo di Fossa, via Poggio di Santa Maria, via Don Luigi Sturzo, via Generale Rossi e via D’Annunzio”.
Storie come quella di Eleonora, non udente: “quando va a dormire toglie l’apparecchio, quindi all’inizio non sente i richiami degli amici dopo per la scossa. E’ l’ultima estratta viva dopo 48 ore. Ha compiuto qualcosa di strepitoso. Tra le macerie impara a distinguere con le mani i movimenti attraverso le vibrazioni e si metterà a urlare quando sente un movimento diverso dal solito, è il vigile del fuoco Claudio Ippolito che la sente”.
Il docufilm è stato presentato oggi nell’Aula del Palazzo dei Gruppi parlamentari alla presenza del presidente della Camera Roberto Fico, con gli interventi di Fabrizio Salini e Simona Ercolani, rispettivamente amministratori delegati della Rai e di Stand By Me, assente Guanciale perché impegnato nelle prove del suo spettacolo teatrale.
L’attore abruzzese, che all’epoca del terremoto aveva 29 anni, incontra sei studenti sopravvissuti, il dolore s’intreccia alle testimonianze, alla speranza e al coraggio dei soccorritori. Hanno scavato per ore, giorni. Dei 309 morti a L’Aquila per il sisma, 55 erano universitari fuori sede. Oltre 1.600 i feriti, 80.000 gli sfollati.
“Ci tengo a sottolineare che in seguito alcuni terremotati hanno dovuto sottoporsi a ricoveri importanti fuori città”, racconta l’attore, “alcuni ad esempio a Modena o in località per la riabilitazione post traumatica, ma di tutte queste spese si sono dovuti far carico autonomamente i loro familiari, si sono dovuti allontanare da lavoro per lunghi periodi per assisterli, imboccarli: oltre il danno, la beffa”.
Tra le storie dei sopravvissuti “quella dei due amici allora 22enni, Francesco Maria Guerrini di Giulianova e Simone Pancrazio di Roma e ancora Valeria, arrivata all’Aquila per inseguire il sogno di diventare ingegnere edile, sopravvissuta sotto le macerie per oltre 21 ore. Alessandro Antonini, il primo di tre fratelli ad arrivare in città da Controguerra per frequentare l’università e l’unico a vivere in casa della zia, mentre le sue sorelle minori Giusy e Genny troveranno la morte nel crollo della palazzina di via Campo di Fossa 6/B. Roberta, dottoranda in ingegneria originaria del Molise, sopravvissuta grazie all’intuizione di andare a dormire in macchina con il fidanzato Carmine, Matteo di Pescara, che invece quella sera decide di andare a dormire dalla sua fidanzata: rimarrà sotto le macerie per oltre 16 ore”.
Ma, osserva Guanciale, a distanza di 10 anni “c’è chi è riuscito ad andare avanti è diventato ingegnere, chi dipendente del ministero per le Opere Pubbliche, chi ha costruito una famiglia”. Tra le testimonianze chi non era a L’Aquila in quel momento: i familiari delle vittime, come il papà e il fratello di Alessio De Simone e la sorella di Davide Centofanti che abitavano entrambi alla Casa dello Studente di via XX settembre, la sorella di Michele Strazzella, il papà di Daniela Bortoletti e quelli di Nicola Bianchi. La terza voce è quella dei Vigili del Fuoco.
“Errori enormi sono stati commessi negli anni”, conclude Guanciale rispondendo alla domanda dell’attuale stato della città dell’Aquila, “ma la ricostruzione sta ora funzionando. Un cruccio: la vita dell’Aquila si è spostata all’esterno, il Conservatorio è fuori, come l’Università. Occorre tornare al centro, ma per farlo ci vuole una politica volenterosa”.