Avezzano. Un ex sottufficiale del Corpo Forestale dello Stato, Carlo Paris, ha scritto a Matteo Renzi in vista dell’accorpamento della forestale con la polizia. “Seguo con partecipazione emotiva e profonda amarezza le vicende del suo ” eventuale accorpamento ad altra Forza di Polizia dello Stato”, previsto dal DDL Madia”, ha commentato Paris, “così che dopo l’avvenuta approvazione in Senato, a breve anche la Camera dovrà pronunciarsi al riguardo. Fatto sta che con tale disegno non si capisce ancora cosa farne del Corpo Forestale dello Stato. Intanto lo stesso Senato, dopo decenni, ha introdotto nel variegato panorama legislativo cinque nuovi reati ambientali aumentando le pene per rafforzare l’attività di contrasto alle eco-mafie. Una Legge definita dal suo governo “storica” e “rivoluzionaria”, mentre l’aula del Senato giorni prima decretava l’assorbimento dell’unica forza di polizia dello Stato specializzata nella tutela del territorio e dell’ambiente. Una indecifrabile e paradossale contraddizione , che segnala quanta confusione regna intorno a questa materia. Le ragioni divulgate a motivo di tale scelta, nascono dalla ventilata esigenza di intervenire sulla spesa pubblica per abbassare i costi, riordinare le competenze e funzioni in materia ambientale, evitando sovrapposizioni e duplicazioni, ridurre una Forza dell’Ordine. Lei sa benissimo Signor Presidente, che il Corpo Forestale dello Stato ha un organico di appena 8000 unità , con 1000 Comandi di stazione dislocati capillarmente su tutto il territorio nazionale, per cui in tante località di montagna, isolate e disagiate, rappresenta l’unico ed insostituibile baluardo dello Stato. Sa anche che lo stesso , in ossequio a provvedimenti di tagli alla spesa pubblica, ha subito un significativo ridimensionamento dei suddetti Comandi di stazione, veri presidi operativi sul territorio, e di alcuni uffici periferici che ne hanno indebolito l’efficacia e la presenza costante sul territorio. Dunque un Corpo sottodimensionato, con carenze croniche di mezzi ed equipaggiamento, che nonostante le puntuali ristrettezze di bilancio svolge pienamente i molteplici e polivalenti compiti istituzionali affidatigli. E questo grazie all’impegno e capacità professionali dei suoi uomini, ricchi di conoscenze ed esperienze specifiche acquisite in materia ambientale, e non facilmente ripetibili. Tuttavia al paese Italia, secondo stime effettuate, lo stesso costa poco più di 490 milioni di euro l’anno; 460 relativi al trattamento economico del personale – che andrebbe comunque corrisposto – e 30 milioni per il funzionamento istituzionale. Questa somma verrebbe facilmente compensata dalla riscossione di illeciti amministrativi per reati ambientali. Viceversa, dovendo procedere ad un rinnovo di uniformi, distintivi, targhe, nuove denominazioni, riverniciatura di mezzi ecc. (senza considerare probabili disagi per mobilità del personale) si andrebbero a sopportare maggiori costi che aggraverebbero ulteriormente la già precaria situazione. Quindi la ragione non è assolutamente economica. Non svolge forse il suo compito istituzionale ? E’ lecito invece pensare che esso potrebbe essere di intralcio alle attività illegali del crimine ambientale. Mi permetto di affermare , avendolo servito con orgoglio per quaranta anni, che il Corpo Forestale dello Stato ha sempre dimostrato elevate capacità professionali, tecniche, sperimentali e scientifiche, apprezzato e stimato dall’opinione pubblica, dalle Associazioni ambientaliste, dagli esperti della materia. Per cui sarebbe un grave errore culturale e storico relegarlo ad un ruolo improprio, di secondo piano, fuori dal suo specifico campo di azione, lasciando spazi liberi ed incontrollati per le organizzazioni del malaffare con profitti da capogiro. E’ necessario invece un rafforzamento strutturale e organico del Corpo Forestale, seriamente rivisitato per accrescerne le potenzialità operative e la presenza costante sul territorio. Ben venga dunque un riordino delle funzioni di polizia ambientale, in un contesto più ampio di riordino delle Forze dell’Ordine per evitare sovrapposizioni e duplicazioni. A chi allora spetterebbe cambiare abito, al Corpo Forestale dello Stato che da circa duecento anni di vita vigila e tutela le bellezze naturalistiche e ambientali del nostro paese, oppure ad altre articolazioni dello Stato, come nel caso del NOE dei Carabinieri (anche Forza armata), che come la Polizia di Stato, svolgono funzioni di ordine e sicurezza pubblica? Poi vi sono i sei Corpi Forestali delle Regioni a statuto speciale , le cui norme di autonomia statutaria non permettono di poterli toccare in alcun modo. Anche la Polizie Provinciale, come giustamente approvato con un emendamento al DDL Madia, è sottratta dall’assorbimento ad altra Forza dell’Ordine. Perciò le Regioni a statuto speciale hanno i loro Corpi Forestali, le Province pure. Nelle Regioni a statuto ordinario, purtroppo, non si sa a chi demandare le competenze in materia ambientale, come e con quali modalità e garanzie per l’interesse generale del Paese. Ma non c’è già chi le svolge Signor Presidente del Consiglio? Ebbene, nell’infelice e malaugurata decisione di cambiare l’identità storica al prestigioso Corpo Forestale dello stato, si abbia almeno la lungimiranza di inserire nella delega al Governo l’assorbimento nella Polizia di Stato (con ordinamento civile come il C.F.S.) , come “Polizia Ambientale”, istituendo un apposito Dipartimento o Direzione fermo restando l’unitarietà , il mantenimento delle strutture sul territorio, la specializzazione. Signor Presidente del Consiglio, Gli uomini del Corpo Forestale dello Stato intendono continuare a svolgere le competenze istituzionali e funzioni per le quali sono stati arruolati e preparati professionalmente.