Avezzano. Sì ai distanziamenti sociali, no ai distanziamenti dell’anima. Il vescovo dei Marsi, monsignor Pietro Santoro, ha approfittato della messa per la Madonna di Pietraquaria, protettrice della città di Avezzano, per parlare ai tutti i fedeli marsicani. In questo periodo di quarantena, costretti a casa per contrastare il coronavirus, non bisogna dimenticarsi dell’altro, di chi ha bisogno.
“Oggi siamo distanti e insieme, siamo l’uno accanto all’altro in quella comunione dello spirito che è la sfida più grande alle distanze del cuore”, ha spiegato monsignor Santoro ieri durante la messa che si è svolta in cattedrale, “noi siamo qui per ricomporre speranze e affidamenti, certi che qui con noi c’è Maria, nelle vostre case, in ognuna delle vostre case. Nel cuore di Maria entriamo tutti e nessuno viene scartato o rimane fuori. Il cuore di Maria è la patria dove è sempre possibile rientrare, anche quando ci allontaniamo e percorriamo le strade della confusione. Maria è la patria che genera continuamente il volto della misericordia, il volto di Gesù, suo figlio e Redentore nostro.
È un tempo desolato il nostro, una desolazione che ha trovato descrizione accorata nelle parole, da voi tutti già conosciute, pronunciate da Papa Francesco, nel sagrato della Basilica di San Pietro il 27 marzo”, ha continuato Santoro, “ecco la verità. Ecco dov’è conficcato il nostro oggi e dove sarà conficcato il nostro domani, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Non è una verità intimistica ma è una verità culturale, sociale, etica. Una verità che deve diventare forza per risalire, risposta per riprendere il largo, coraggio per cambiare abitudini e stili di vita per inserire la parola “fraternità” nelle relazioni, nell’economia, perché “fraternità” vuol dire essere interconnessi, vuol dire “la cura dell’altro”.
E la cura dell’altro parte dal rompere le distanze dell’anima. Possiamo e dobbiamo rispettare i distanziamenti sociali, ma i distanziamenti dell’anima non sono né umani e né cristiani. Abolire i distanziamenti dell’anima vuol dire costruire e ricostruire l’audacia di operare sempre un ponte tra il mio destino e il destino dell’altro. Ora e ancor più domani, nella casa comune ci sono quelli sempre seduti alla tavola della festa e quelli che, come Lazzaro, nell’impoverimento accaduto e nelle relazioni scomposte, raccolgono solamente le briciole che cadono dalla tavola. I privati del lavoro e del reddito, le famiglie con fragilità permanenti, gli anziani esclusi dalla casa, i bambini con povertà educativa, gli immigrati, gli indebitati. Quante storie di pianto raccolte in questi giorni”.
Il vescovo dei Marsi, poi, ha rivolto un pensiero alle istituzioni e al mondo del volontariato “una rinnovata sinergia che è già in atto tra istituzioni e Chiesa, tra istituzioni e volontariato, il grande cuore della città di Avezzano e il grande cuore della Marsica, saprà immettere nel tessuto sociale quel Vangelo vissuto e praticato che rende ognuno, nella sua collocazione, portatore di umanesimo, per non lasciare indietro nessuno e per rimettere in cammino chi si è fermato stanco e sfiduciato ai bordi della strada. È Maria che ce lo chiede, Lei è la Madre di Gesù e Gesù non è un’astrazione, non è un simbolo, è lui il povero, lo scartato, il dimenticato, l’affamato, lo straniero. Gesù non è il silenzio del cielo, ma è il cielo che diventa carne da amare e da accogliere”.