Avezzano. Si sé svolto ieri, presso la segreteria Api di Avezzano, l’incontro tra i consiglieri regionali Gino Milano (API) e Franco Caramanico (SEL). Nei locali siti in via Donadoni 58, alla presenza degli iscritti del circolo cittadino, il coordinatore abruzzese di Alleanza per l’Italia e l’ex assessore regionale all’ambiente della giunta Del Turco hanno dato luogo ad un’interessante esposizione inerente la normativa vigente su materie quali l’ambiente, l’energia, l’urbanistica e i rifiuti, cui inoltre i due consiglieri hanno aggiunto conoscenze e riflessioni legate alle personali esperienze politiche.
“Quello di ieri fa parte del lungo elenco di incontri tematici che il circolo API di Avezzano è solita organizzare, miranti all’approfondimento di argomenti di condiviso interesse” – ha sottolineato Pierluigi Di Stefano, segretario cittadino di API. “Come avvenuto con Caramanico, è nostra abitudine invitare personalità esperte dell’ambito politico regionale: un gesto che, se accolto, aggiunge un indubbio valore ad un’attività che abbiamo intenzione di replicare nel corso dell’intero anno”. “Esiste un’irresponsabilità collettiva – ha esordito Gino Milano in apertura dell’incontro – che oggi ricade sulle spalle di cittadini che devono lottare per conservare una ragionevole dignità lavorativa e, più in generale, di vita stessa. Esistono limiti di fronte ai quali bisognerebbe interrogarsi, che si ripercuotono sulla nostra quotidianità e che attengono temi importanti rispetto cui, tuttavia, l’indifferenza e l’incapacità di dare risposte è divenuta ormai strutturale”.
Caratterizzato da quello che potrebbe essere definito l’impasse evolutivo della politica regionale dell’Abruzzo, Caramanico ha basato il suo intervento sulla definizione di un quadro analitico delle criticità più evidenti riscontrate nel suo ruolo di assessore all’ambiente. Gli stessi su cui, ancora oggi, egli fonda la sua opposizione legata al persistere di un evidente immobilismo da parte di chi ci governa.
“Come consiglieri regionali – ha affermato Caramanico – abbiamo assistito in questi anni al ridimensionamento totale del nostro ruolo, surclassato dalla scelta di delegare la maggior parte dei settori strategici nelle mani di commissari, mortificando e svilendo il ruolo del consiglio regionale e contribuendo ad alimentare il clima di sfiducia e rassegnazione che esiste nei confronti della politica. Critiche che si muovono anche per colpa di un governo regionale che non agisce, ma continua ad elargire giudizi sul passato, incapace di guardare al futuro”.
“Il vuoto di norme che si è venuto a creare è figlio di una funzione legislativa che, da diversi anni a questa parte, è stata del tutto abbandonata, favorendo la maturazione e l’approdo, in ambito locale, di progetti totalmente svincolati da valutazioni obiettive di adeguatezza e fattibilità rispetto alle esigenze dei territori. Oggi come ieri, la parola d’ordine resta quello di una giusta programmazione che darebbe modo di creare scenari su cui basarsi, orientati dall’analisi specifica delle vocazioni delle varie zone”.
Da qui in poi l’intervento è stato una lunga rassegna dei modelli di organizzazione, delle leggi e dei piani che le amministrazioni adottano per regolare settori chiave dell’ambiente, della salute, della gestione delle risorse per cui, tuttavia, risulta difficile riscontrare esempi virtuosi che testimonino la capacità, profusa nel tempo, a farsi promotori di segnali evidenti di cambiamenti in linea con le esigenze scaturite nel tempo. Lo testimonia l’attuale stato della legge urbanistica, in altre regioni cambiata già diverse volte e che invece in Abruzzo è la stessa dal 1983 o, meglio ancora, il piano di tutela delle acque (anche questo commissariato) fermo al 1969 e con circa 300 mila euro di ricavi che gli Ato non hanno mai destinato agli investimenti.
“La misura del problema la dà la difficoltà di applicazione del piano di gestione dei rifiuti, che attualmente vede i Comuni concentrare tutte le loro energie per la raccolta differenziata, spendendo fondi stanziati nel 2006 e che comunque non sono stati ancora rinnovati. Il nodo principale da sciogliere resta tuttavia la gestione di quella parte di spazzatura che non può essere recuperata. Discariche e termovalorizzatori sono discorsi ormai vecchi dei quali però è difficile liberarsi. Eppure il piano farebbe risparmiare all’Abruzzo 650 mila tonnellate equivalenti di CO2 e 90 mila tonnellate equivalenti di petrolio. Un risparmio non da poco per una regione che produce circa 700 mila tonnellate di rifiuti l’anno”.
Nelle conclusioni, passate di nuovo a Milano, il consigliere regionale Api ha detto: “La programmazione presuppone una cultura altra della politica oggi evidentemente mancante. Il nostro impegno comincia da qui: dalla promozione di una responsabilità civile che promuova il dibattito sul contributo che la società civile responsabile può dare alla costruzione di una buona politica, valorizzando e facendo emergere gli “elementi di buona politica” che ci sono nel lavoro quotidiano di chi si occupa delle minoranze e degli emarginati. Vogliamo far diventare priorità della politica proprio quei diritti che, con le responsabilità, sono sanciti nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e che la nostra Costituzione ha posto alla base del patto di cittadinanza della Repubblica”.