Collarmele, Comune di Collarmele, il Teatro dei colori presenta il progetto artistico “L’anima è vento”. Appuntamento domani alle 17 nella sala Eduardo De Filippo.
Le storie di grande tartaruga e dei piccoli uomini. Ispirate ai miti e alle leggende dei Nativi del Nord America. Testo, spazio, regia: Gabriele Ciaccia. con: Gabriele Ciaccia, Raffaella Alfidi. Figure: Roberto Santavicca. Audio luce Boris Granieri – Assistenza Vito Caputo.
Lo spettacolo:
Come tanti piccoli indiani, i bambini sono seduti intorno ad un grande cerchio fatto di cretti di fango, il mondo è stato appena creato dall’acqua e dalla terra. Il vecchio guerriero comincia il grande racconto. Agli inizi c’era solo acqua, al suono dei tamburi il Grande Capo Lassù che abitava tra stelle e pianeti, sopra l’arcobaleno, fece scendere la Fanciulla del cielo, cadde nell’acqua con un grande albero che portava nelle radici la terra magica del cielo, essa aveva il potere di crescere e crescere. Tutti gli animali nuotarono nel fondo dell’acqua per prendere quella terra, e quando la portarono sulla superficie la poggiarono sulla schiena di Grande Tartaruga, è lì che divenne terraferma…un mucchio di fango altissimo, poi venne il freddo e la terrà divenne montagna, quel fango indurì come la roccia. Cadde la pioggia, poi la neve e il ghiaccio sulla cima delle montagne…volarono i semi, ecco le radici e gli alberi sulla terra. Ma perché era ancora tutto buio? Grande Tartaruga chiamò gli animali, si misero in cerchio: dobbiamo fare una grande luce! E allora Tartaruga chiamò Piccola Tartaruga: tu puoi arrampicarti sul sentiero che porta in cielo. Piccola Tartaruga salì a cavallo di nuvola per raccogliere dai lampi più luce possibile e dai tuoni tutta la forza che poteva, formò la palla più grande e luminosa mai immaginata, fu il grande sole! E una palla più piccola fu la luna chiara e argentata. E i piccoli uomini? Tutti gli animali volevano che fosse simile a loro, Gufo lo voleva con gli occhi per guardare la notte e con le ali, Leone con denti aguzzi per masticare la carne, Cervo con corna ramificate, Capra con dei piccoli cornini, Castoro disse che doveva avere un coda adatta all’acqua, Topo disse che doveva essere piccolo piccolo. Orso Grigio lo voleva con una grande voce, ed ognuno ne fece uno dal fango, con ali, corna, coda, ma Coyote che conosceva il vento aspettò la notte ed in silenzio prese l’acqua dal fiume e la versò sugli omini d’argilla. E tolse la coda di Castoro, le corna di Cervo le ali di Gufo…Coyote soffiò nel suo modello di Uomo fatto di fango e quando gli altri animali si svegliarono, trovarono due nuovi animali nella foresta: uomo e donna. Dopo queste parole, il vecchio guerriero sedette silenzioso come la terra, fissando l’oscurità, mentre il fuoco si spegneva, in lontananza risuonò il grido del coyote.