Avezzano. Una semplice rosa rossa posata sulla bara e un abbraccio sentito di centinaia di volontari che l’hanno amata e stimata fino all’ultimo. L’addio a Maria Teresa Letta, 84anni, vice presidente nazionale della Croce Rossa Italiana, e punto di riferimento per l’intero mondo del volontariato nella Marsica è stato un addio doloroso per l’intero territorio.
Non solo i familiari, con i figli don Gianni, Stefano e Silvia, i fratelli a partire da Gianni, ex sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri, le cognate, i nipoti, con Enrico, segretario nazionale del Partito democratico, ma anche i volontari e le volontarie che per anni hanno lavorato al suo fianco, i rappresentanti politici, con il presidente della Regione, Marco Marsilio, il sindaco di Avezzano, Di Pangrazio, il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, e tanti amministratori locali, e le persone comuni alle quali non ha mai fatto mancare sostegno e vicinanza, si sono ritrovati nella cattedrale di Avezzano per darle l’ultimo saluto.
Un addio composto, proprio come lei avrebbe gradito, ma pieno di gratitudine per la persona che è stata e per il bene che ha diffuso negli anni a tutti coloro che, in un modo o nell’altro, erano in difficoltà. La sofferenza e il dispiacere era impresso nel volto di tutti. Una piazza Risorgimento gremita l’ha accolta insieme al figlio don Gianni, parroco della parrocchia San Giuseppe Artigiano a via Tiburtina Roma, e a don Claide Berardi, parroco della cattedrale al quale era molto legata.
“A nome personale e dell’intera chiesa dei Marsi desidero esprimere profondo cordoglio e vicinanza ai figli e all’intera famiglia della cara professoressa Letta”, ha commentato il vescovo Massaro durante l’omelia, “è un abbraccio carico di affetto, di gratitudine e di riconoscenza quello che rivolgiamo a una donna innamorata della sua terra, a cui ha dedicato la vita. Il nostro abbraccio è stato preceduto da quello di Dio onnipotente nei cieli. Maria Teresa ha raggiunto la casa del padre, ha combattuto una buona battaglia ci dice San Paolo e ha “conservato la fede” come ci dicono le parole della liturgia di domenica che possono essere poste sulle labbra della nostra sorella”. Monsignor Massaro ha poi citato la parabola delle fanciulle stolte, la scrittura più bella per rivelare l’incontro tra Dio e l’uomo dopo la morte, simile all’incontro che avviene tra sposo e sposa.
“L’importante è arrivare preparati”, ha continuato il vescovo dei Marsi, “all’appuntamento con il proprio sposo come all’appuntamento con il Signore e la morte. L’olio della fede e della generosità, di fare il bene per l’altro. E Maria Teresa ne aveva messo da parte molto per aiutare anche quelli che ne erano privi. Ovunque è stata ha fatto sempre del bene. Anzitutto una mamma in servizio. Ha insegnato per 37 anni, con maestria e dedizione, poi volontaria della Croce Rossa, arrivata a ricoprire il ruolo di vice presidente nazionale, delegata per gli aiuti internazionali. L’impegno per gli altri, il rispondere a uno dei suoi due cellulari sempre accesi, anche di notte, per il centro antiviolenza e poi i suoi momenti più difficili come la morte del marito, sono stati superati grazie alla sua generosità. Anche durante gli ultimi anni della malattia aveva pensieri solo per gli altri”.
Il vescovo ha ricordato di averle fatto visita di recente e alla domanda come va lei ha risposto “non molto bene. Ma fa niente. Piuttosto lei invece come sta? Come si trova nella Marsica? Ho pregato per lei e per il suo ministero dal primo momento”. Monsignor Massaro l’ha ricordata come una donna sempre corretta, composta, elegante nei modi e seria in tutti i suoi impegni. Una donna di fede. L’unico suo rammarico, di recente, era di poter sentire la messa solo in tv. Dobbiamo essere grati per il bene ricevuto da Maria Teresa e grati raccogliamo la sua eredità facendo della nostra vita un dono”.
Al termine della celebrazione in tanti hanno voluto ricordare la professoressa Letta a partire dal figlio, don Gianni, fino ai referenti della Croce Rossa come Marica Marinelli, del comitato Croce Rossa L’Aquila e Loredana Narcisi, che dalla sua umanità hanno imparato molto. Ad accoglierla all’uscita dalla cattedrale il suono della sirena di una delle tante ambulanze che lei stessa era riuscita ad acquistare per mettere a disposizione dei marsicani e poi l’applauso corale dei presenti che non la dimenticheranno mai.
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a cura di Magda Tirabassi