Avezzano. Non capita tutti i giorni di leggere un giallo avvincente e scritto bene, ancor meno che l’autrice sia nata e cresciuta nella tua stessa città. Ecco perché, dopo aver divorato l’ultimo capolavoro di Emma Pomilio, ho deciso di recensirlo, giusto in tempo per farvi fare un salto in libreria e metterlo in valigia prima di partire per le vacanze.
“La vespa nell’ambra”, uscito da poche settimane, è un giallo pieno d’intrighi e capovolgimenti ambientato nella Roma del 48 a.C. L’autrice con questo romanzo apre una finestra e ci riporta indietro di duemila anni, facendoci rivivere atmosfere, situazioni e quotidianità della città eterna. La storia si snoda attraverso intricati giochi di potere, delicatissimi equilibri sociali e con i cittadini di una città, ancora troppo attenti ai presagi degli Dei. Ai protagonisti, la medica Priscilla e Silio ex gladiatore conosciuto da tutti con il nome di Tigris, spetterà l’arduo compito di risolvere il mistero che si cela dietro una serie di omicidi. Diversi tra loro, ma profondamente complici, dovranno dare la caccia al colpevole ascoltando le voci delle piazze e dei mercati, sgattaiolare tra lupanari e i vicoli più nascosti e misteriosi della città, fino a scendere nelle fogne per indagare sull’assassino che sta mettendo in agitazione i cittadini romani. Il tutto tra le meraviglie di una città scintillante di templi e preziose domus, in cui comandano i sentimenti umani, ma ancor di più i preziosi sesterzi.
Per chi non lo sapesse, questo è il quinto romanzo che Emma Pomilio pubblica con la Mondadori. Il primo, “Dominus”, è uscito nel 2005. Nel 2009 è stato pubblicato “Il ribelle” che ha dato inizio alla collana “Il romanzo di Roma” diretta da Valerio Massimo Manfredi. Dopo un incredibile successo di vendite è stato ristampato negli Oscar Mondadori ed è uscito in allegato al Corriere della Sera dove è rimasto per quattro settimane nella classifica dei libri più venduti della narrativa italiana.
Francesco: ho già cercato di spiegare la trama della tua ultima opera. C’è qualcosa che ritieni opportuno aggiungere?
Emma: la cosa più interessante di questo romanzo è che sono tornata al giallo, la mia prima grande passione.
Francesco: e mi sembra che ci sia riuscita benissimo! Ho scoperto chi fosse il colpevole solo a poche pagine dalla fine, quando tu hai deciso di farlo capire al lettore.
Emma: era una mia enorme preoccupazione, pensavo di fornire al lettore troppi indizi sul colpevole e invece, fortunatamente, sembra che non sia andata così.
Francesco: Le descrizioni del tuo romanzo lasciano senza fiato; sembra di essere stati catapultati in prima persona nell’epoca in cui l’urbe era piena di mercati di schiavi, liberti e uomini di potere. Si sentono quasi i profumi della città, possiamo osservare con i nostri occhi i dipinti erotici sui muri dei lupanari e ci si immedesima tra i personaggi dei diversi ceti sociali di cui hai saputo magnificamente rappresentare tutti i più delicati equilibri. Questa è una dote innata…
Emma: la verità è che metto molta attenzione nella cura dei personaggi e degli ambienti. E’ frutto di un attento e infinito lavoro di ricerca che costa tempo e fatica. Per “Il sangue dei fratelli” ad esempio, ho dovuto studiare diverse decine di testi sulle navi romane: alla fine mi sentivo quasi pronta a costruirne una da sola in giardino.
Francesco: ma ne vale la pena! Sei riuscita a rendere vivi dei personaggi incredibili e ad inserirli in un meraviglioso spaccato sociale di quella che tu stessa nel romanzo definisci “la città che non riposa mai”.
Emma: Grazie. I personaggi sono legati strettamente al posto che occupano nella società, che era strutturata in modo complesso, e ognuno doveva rimanere nel proprio ambito. Ricordiamo che quella romana era una società schiavista, il che già divideva le persone con un’alta barriera.
Francesco: Immagino che sia molto difficile scrivere romanzi storici…
Emma: Già. E’ complicato andare indietro nel tempo e calarsi in quelle abitudini (alimentari, sessuali, sociali) che oggi spesso ci sembrano eccentriche ma che un tempo erano normali. La cosa più difficile è far parlare, pensare e interagire i protagonisti come avrebbero fatto nel loro tempo.
Francesco: ti va di raccontarci com’è nato il titolo?
Emma: non è altro che la metafora della condizione di una donna che è richiusa in una prigione dorata e non se ne rende conto finché non rimane invischiata in qualcosa più grande di lei. Solo in quel momento sente il desiderio di uscire dalla prigione e di dire la sua, di far sentire la sua voce, tanto che prenderà una decisione drastica ed estremamente pericolosa…
Francesco: è un giallo quindi non sveliamo altro, ma finiamo con una curiosità; ho notato che nelle cartine che si trovano all’inizio dei tuoi romanzi, vi è sempre rappresentato il lago del Fucino. Non hai mai pensato di scrivere qualcosa sui Marsi?
Emma: Quelle le ho disegnate io stessa. Sinceramente sì, ma è un tema difficile da far digerire all’editore, anche perché è da poco che il pubblico si è incuriosito su storie che non siano strettamente legate ai romani. Tutto questo interesse qualche anno fa non c’era…
Francesco: sai bene quanto tengo all’argomento, promettimi che farai un secondo tentativo…
Emma: Ok, ci proverò!
Intervista a cura di Francesco Proia