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La valorizzazione del sito archeologico di Alba Fucens? Ecco qualche semplice idea per migliorare l’esperienza turistica dei visitatori

Francesco Proia di Francesco Proia
17 Febbraio 2020
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Alba Fucens. Se si va a Roma in visita al carcere mamertino ci si imbatte in questa bella lastra di marmo, dove sono stati incisi i diversi personaggi che vi furono rinchiusi, con tanto di breve descrizione e data della loro morte. Alba Fucens, la più grande colonia militare della Roma repubblicana, ebbe un carcere altrettanto importante, dove vennero confinati prigionieri altrettanto illustri, come Siface re di Numidia, Perseo re di Macedonia e Bituito re degli Arverni.

Quanto fossero terribili quelle prigioni ce lo racconta lo storico greco Diodoro Siculo: “E’ cotesto carcere una caverna, scavata molto sotto terra, della grandezza di una camera da pranzo, capace al più di nove deschi, caliginosa, ammorbata dal gran ‘numero rinchiusovi dei rei di morte, dei quali allora la maggior parte vi si rinserrava. In un luogo pertanto che era strettissimo per i molti, che vi stavano, accadeva che, quei meschini trasandavano i loro corpi e diventavano come belve. E siccome gli alimenti e ogni altro bisogno della vita, tutto era nello stesso luogo cosi n’esalava un puzzo sì forte, che niuno di quelli, che vi accedevano, potava facilmente sopportarlo.”

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Ma il carcere di Alba Fucens oltre ad essere importante di suo, lo è anche perché ricorda il gran valore che dimostrarono gli albesi e i Marsi durante le più importanti imprese militari di Roma. Perseo, ad esempio, venne confinato ad Alba Fucens perché i Marsi giocarono un ruolo essenziale nella battaglia di Magnesia, nel 190 a.C e anche in quella di Pidna, al punto che il senato romano optò per confinare ad Alba Fucens il re Perseo, che vi rimase fino al 163 a.C., anno in cui morì.

Eppure, se si visita il sito archeologico, si scopre che l’importanza delle carceri di Alba Fucens è relegata a pochissime informazioni, nemmeno troppo facilmente individuabili dai visitatori. E’ inverosimile che una lapide, simile a quella del carcere mamertino, sia fuori budget per un sito archeologico che, secondo i dati della soprintendenza, attira oltre 20.000 persone l’anno. Certo l’ingresso al carcere mamertino è a pagamento mentre ad Alba Fucens è gratuito, ma è comunque un peccato che quelle 20.000 persone se ne debbano tornare a casa senza aver avuto la possibilità di conoscere l’importanza delle carceri di Alba Fucens e chi furono gli illustri prigionieri che vi furono rinchiusi. 

Nell’area archeologica di Carnuntum, in Austria, invece hanno escogitato un ingegnoso sistema che permette di ricostruire i resti dell’insediamento romano, attraverso dei semplici pannelli di plexiglass. Il visitatore, posizionandosi in alcuni punti, può vedere come dovevano apparire i diversi monumenti romani nell’epoca in cui vennero costruiti. Anche qui siamo di fronte a una soluzione economica e semplice da mettere in pratica, ma che di certo sarebbe di grande aiuto anche per le migliaia di visitatori che ogni anno passano per Alba Fucens, che in questo modo potrebbero capire meglio come dovevano apparire alcuni monumenti dell’antica colonia romana, come la basilica, le taverne o il santuario di Ercole, di cui oggi sono visibili solo pochi resti.

Certo, nell’era della fibra ottica e della realtà virtuale potrebbe sembrare anacronistico proporre l’installazione di una lastra di marmo o di alcune tabelle di plexiglass, però sarebbe comunque un piccolo passo avanti per i 20.000 visitatori annui che, seppur non paganti, fino ad ora si sono dovuti accontentare di pannelli informativi in legno. 

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