Castellafiume. La targa apposta in memoria di Cornelio Di Marzio torna a far parlare di sé, poiché alcuni cittadini di Pagliara dei Marsi ne lamentano la continua rottura. Era il 2012 quando l’amministrazione comunale di Castellafiume, guidata da Aurelio Maurizi, accolse la richiesta di un gruppo di cittadini, capeggiati dall’allora parroco di Pagliara Monsignor Ezio Del Grosso, intitolando una strada al poeta e scrittore Cornelio Di Marzio, nato proprio a Pagliara il 6 dicembre 1896, non curante però di un gruppo di cittadini che si erano opposti . Cornelio tuttavia è passato alla storia come esponente di spicco del regime fascista nonché uno dei 100 firmatari delle leggi razziali. Fu forse per questo motivo che il predecessore di Maurizi, Quirino Ricci, si rifiutò di intitolargli la strada pur avendo ricevuto la medesima richiesta. Ne nacque un acceso dibattito al quale il primo cittadino si difese affermando di voler solo omaggiare l’attività intellettuale di Di Marzio a 70 anni di distanza dal contesto storico fascista. Ma qualcuno scosse il capo come se il Di Marzio intellettuale potesse essere in qualche modo scisso dal Di Marzio fascista. La figura di Cornelio Di Marzio appare però piuttosto contraddittoria così come la sua morte. Dopo la laurea in lettere e filosofia Cornelio intraprese la carriera di giornalista per poi aderire al movimento fascista. Fu lui a fondare nel 1920 i primi fasci nella Marsica divenendo segretario politico del fascio di Avezzano e della federazione fascista marsicana. Si occupò di propaganda fascista all’estero diventando anche segretario generale dell’Ufficio centrale per i fasci italiani all’estero, ed assumendo la direzione del loro organo di stampa: Il Legionario. Non sembra, tuttavia, che tale incarico fosse portato avanti in maniera soddisfacente né che lo stesso Di Marzio fosse pienamente d’accordo con la linea del governo. Giornalista assai prolifico, collaborò con numerosi quotidiani e riviste ed in contatto con i più noti rappresentanti del mondo letterario, artistico e politico dell’epoca offrì ospitalità anche a personaggi non completamente allineati con il regime, in quanto attento a tutte le tendenze culturali e pronto ad incoraggiare idee e stili d’avanguardia occupandosi anche di teatro e di cinema. Tuttavia la sua notevole attività intellettuale portò per sempre la macchia di quella firma in calce alle leggi razziali. Cornelio Di Marzio non aderì alla Repubblica di Salò fondata nel 1943 e morì dopo un anno in circostanze misteriose. Era il 3 giugno 1944 quando Cornelio Di Marzio rimase ucciso nei pressi di Roccacerro (Tagliacozzo). Fonti ufficiali parlarono di un mitragliamento aereo, ma la sua morte, ancora oggi, resta avvolta nel mistero. In molti parlano di un agguato partigiano mentre Cornelio era diretto a Roma in bicicletta. Altri osano ipotizzare che fosse stato ucciso dagli stessi fascisti forse per un discostamento intellettuale o fisico ritenuto pericoloso. Si stava forse distaccando dal regime? Si era forse pentito dei crimini del fascismo? Chi può dirlo! Certo è che a 71 anni di distanza dalla sua morte la figura di Cornelio Di Marzio ha ancora il potere di suscitare conflitti. La targa in marmo apposta in quella che ora è via Cornelio Di Marzio è stata molte volte ritrovata a terra in frantumi con l’amministrazione comunale costretta ogni volta a riprodurla e riposizionarla, ma dopo l’ennesima rottura si è dovuti ricorrere ad un targa provvisoria sistemata alla meglio con materiali di fortuna. Un atto vandalico seriale o solo una strana casualità? f.d.m.