Avezzano. La storia di Roma, con collegamenti abruzzesi, è stata al centro del 81esimo incontro della rubrica di Michele Fina “Dialoghi, la domenica con un libro”. Ospiti sono state le scrittrici Emma Pomilio ed Elsa Flacco. Si è discusso del libro di quest’ultima, “Italico” (Chiaredizioni).
Fina l’ha definito “un romanzo storico, con un collegamento con la storia dell’Abruzzo e del territorio di Chieti. C’è molta attenzione alle fonti, non capita spesso in un romanzo. La sua bellezza di questo romanzo è che dà tratti vivi a personaggi che avrebbero potuto essere così. I protagonisti sono almeno due: Gaio Asinio Pollione e Cecilia Metella. Il romanzo storico è in generale una chiave d’accesso straordinaria, consente di vedere da vicino i personaggi, i periodi storici, i paesaggi”.
Per Emma Pomilio si tratta di “un’opera meritoria, Elsa Flacco ha parlato di una persona silurata e silenziata dalla storia e da chi ha deciso di boicottarla, ovvero l’imperatore Augusto. Non gli era gradito perché Augusto era il figlio adottivo di Cesare e doveva mantenere di lui un’immagine immacolata. Invece le storie di Asinio Pollione raccontano cose contrarie rispetto a quelle che racconta Cesare”.
Elsa Flacco ha spiegato che la suggestione da cui ha preso l’avvio il lavoro “è partita da un personaggio abruzzese che mi ha affascinato, un italico di Teate Marrucinorum, l’odierna Chieti, ovvero Gaio Asinio Pollione. E’ nel nostro territorio noto ma in modo abbastanza superficiale, meriterebbe uno studio e un approfondimento maggiori. La sua sfortuna è che abbiamo perduto tutte le sue opere, le historiae. Ho studiato un periodo storico (il primo secolo avanti Cristo) pieno di eventi e di figure, l’attenzione alla citazione dei fonti è per sottolineare è che mi sono basata molto sulla documentazione. C’è una seconda protagonista, Cecilia Metella, e in generale è importante nella narrazione il ruolo dei personaggi femminili: in quel periodo molte donne stavano emancipandosi e acquistando grande libertà, guadagnata a costo di rischi e sacrifici, anche se erano costrette spesso a nascondersi dietro ai loro uomini perché la legge non permetteva loro di fare politica. Di Cecilia lei si sa meno di altre, è stata meno indagata, e questo consente di lavorare attraverso l’immaginazione”.