Celano. È la storia di una luna piena maliziosa che prima si specchiava in un lago e che oggi invece si trova a contemplare il verde dei campi. È la storia di tanti anonimi servitori, di scavatori e di pescatori. Che poi sono diventati contadini.
È la storia delle origini abitanti del Fucino, quella che dovrebbe entrare a scuola già nelle Primarie, perché attraversa l’identità di un popolo che invece troppo poco ancora ne sa.
È uno spettacolo bellissimo “Memory Tracks” messo in scena tra le stanze e i corridoi del Castello di Celano in un’atmosfera a tratti magica, che alla fine ha regalato emozioni e uno scroscio di applausi per il Teatro Lanciavicchio, storica compagnia teatrale che ha fatto della storia della Marsica, la sua colonna portante.
Lo spettacolo è stato organizzato in collaborazione con la direzione del Castello Piccolomini di Celano, a guida di Geltrude Di Matteo, con il Ministero della Cultura e la Direzione Regionale dei Musei d’Abruzzo e rientra in una serie di laboratori e attività didattiche rivolte agli studenti di tutte le età e al pubblico adulto organizzate dalle associazioni A.s.a.s., AmbeCò, Antiqua e The Factory.
Il percorso teatrale ha attraversato diversi spazi del Castello Piccolomini e ha visto muoversi gli spettatori – visitatori in un viaggio nella memoria che ha tracciato le tappe del prosciugamento del lago Fucino. Un racconto di storie di terra e di acqua, di principi e di scavatori, di pescatori e di contadini, di un territorio.
Nella narrazione, tra pale d’altare e portoni antichi, all’interno del Museo d’arte Sacra ospitato permanentemente nel Castello di Celano, gli eventi principali che hanno caratterizzato l’enorme opera di ingegneria idraulica e le figure storiche che l’hanno pensata e realizzata.
Dall’opera dell’imperatore Claudio a quella del Principe Torlonia, dal lavoro dei pescatori a quello dei contadini, lo spettacolo itinerante è riuscito a far immaginare personalità affascinanti di personaggi che hanno caratterizzato la Marsica ai tempi del Lago Fucino: il principe Alessandro Torlonia, il principe Giovanni Torlonia, l’Imperatore Claudio e sua moglie Agrippina.
Particolare attenzione è stata data alla descrizione dell’opera di prosciugamento prima tentata dall’Imperatore Claudio nel 52 d.C e poi riuscita da Alessandro Torlonia nel 1875, alla ricostruzione del sistema di canalizzazione dell’acqua, dello scavo e la costruzione dell’emissario Torlonia.
Una voce avvolgente quella di Stefania Evandro, anche scrittrice dei testi e della drammaturgia, guidata dalla regia di Antonio Silvagni. Tutto è stato reso speciale dalla musica dal vivo del maestro Giuseppe Morgante che ha accompagnato attori impeccabili e coinvolgenti come Rita Scognamiglio, Alberto Santucci e Angie Cabrera. Lei, che quando ha indicato Agrippina e il suo vestito di fili d’oro, ha dipinto davanti agli occhi degli spettatori il profilo di un così curioso personaggio, che è riuscita a riacciuffare il pubblico quasi completamente immerso in un lago ormai perduto, riportandolo con la mente a una spietata donna di oggi.
In un tempo in cui, con un vestito abbagliante c’è qualcuno che prova a vincere a tutti i costi. E invece no. Perché quel giorno di battaglia non brillò mai di luce d’oro ma fu solo morte e sangue rosso che si mischiò con le acque dello scuro lago. Ed è proprio sul quel sangue che oggi c’è un popolo che si dice ancora fiero e orgoglioso di vivere in quel che un tempo era il lago del Fucino.
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