Villavallelonga. All’Università della Tuscia, nel Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali, si è laureata Antonia Lippa, originaria di Villavallelonga. La giovane neodottoressa ha concluso brillantemente il suo percorso di studi magistrali in “Conservazione e Restauro dell’Ambiente e delle Foreste” con la votazione di 110 e lode.
La tesi che ha condotto Antonia al titolo accademico, si intitola “Stima del carbonio stoccato in una faggeta vetusta del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise nella prospettiva di una valorizzazione sul mercato volontario dei crediti carbonio”. Relatore il professoe Francesco Carbone.
Con questo lavoro, viene confermata l’importanza della polifunzionalità delle foreste vetuste che, in numero sempre crescente, risulta avere un ruolo di erogatore di servizi. Di fronte a tempi in cui le sfide, come i cambiamenti climatici, devono essere contrastate rapidamente l’utilità di questi servizi risulta fondamentale.
Uno degli obiettivi dello studio era valutare gli effetti dell’accrescimento di biomassa epigea in un periodo di tempo attraverso la comparazione con dati precedentemente raccolti. Dal lavoro è emerso che boschi di faggio della foresta di Valle Cervara, nel periodo compreso tra il 1990 al 2021, hanno accresciuto il loro volume del 5% e di conseguenza la quantità di anidrite carbonica stoccata nei nuovi tessuti.
Il pool di carbonio presente nella biomassa è risultato essere influenzato dalle dimensioni degli individui. Nonostante il mercato dei crediti del carbonio sia uno strumento relativamente recente, in cui viene commercializzato un bene particolare rappresentato nella sua essenza dalla CO2 stoccata nei tessuti legnosi, si tratta di un bene immateriale, la cui componente materiale è la pianta forestale, la quale insiste sul terreno fintanto non viene abbattuta.
Alla luce dei risultati delle stime per la valutazione del quantitativo di anidride carbonica nel mercato dei crediti volontari, ai fini della compensazione delle emissioni da parte di soggetti terzi, è possibile dare una risposta positiva; infatti, si può aspirare ad arrivare a un massimo di € 40.065,30. È importante tenere in considerazione che l’analisi è stata svolta facendo riferimento solamente alla parte epigea della biomassa, tralasciando gli altri pool di carbonio presenti nelle foreste: necromassa, biomassa ipogea, lettiera e suolo. Sicuramente conducendo uno studio approfondito sulle capacità di quest’ultimi di immagazzinare carbonio, il valore che si potrà estrapolare sarà molto superiore.
Con il ricavo ottenuto, si potrebbe investire per promuovere la realizzazione di una nuova rete ecologica, oppure rafforzare l’implementazione di quella esistente. Si potrebbero fare anche degli investimenti per promuovere progetti orientati a mettere in risalto i valori e l’immagine delle faggete vetuste presenti nell’area del Parco, che hanno lo scopo di renderle un tratto distintivo, valido e soprattutto unico nel panorama complessivo dei principali Parchi Nazionali Italiani.
Ad Antonia vanno le più sincere congratulazioni da parte degli amici.