Massa d’Albe. Il leggendario sassofonista norvegese Jan Garbarek, che ha scritto gli ultimi 50 anni di storia del jazz europeo, suonerà nell’affascinante cornice dell’anfiteatro romano di Alba Fucens lunedì 31 luglio alle 21:15. Un evento a dir poco storico per Alba Fucens, che in sole 6 edizioni di Festiv’Alba ha già ospitato diversi mostri sacri della scena internazionale.
Ad accompagnarlo ci saranno compagni di lunga data come il pianista e tastierista tedesco Rainer Brüninghaus e il bassista brasiliano Yuri Daniel, ma anche un ospite d’eccezione, il percussionista indiano Trilok Gurtu. “La voce umana è il mio ideale”, dice Jan Garbarek, ed è altamente improbabile che un sassofonista si avvicini così tanto alla realizzazione di quell’ideale come questo musicista norvegese. È il contrasto tra gli elementi simili a canzoni e poetici, la semplicità e l’intensità delle improvvisazioni libere con altri musicisti, che definisce in modo unico il suono di Jan Gabarek.
I musicisti che lo accompagnano, contribuiscono ciascuno a modo suo: al pianoforte, Rainer Brüninghaus, che lo accompagna ormai da anni, Trilok Gurtu, un estatico mago su vari strumenti a percussione proveniente dall’India e il brasiliano Yuri Daniel al basso. Garbarek è indubbiamente un viaggiatore del mondo musicale, che ha respirato i venti di tutti i suoni che si sono fatti strada in tutti questi anni. Ascoltando la sua musica si può sentire ciò che lo ha toccato, e ciò che il suo respiro ha abbellito, per portarci questi suoni.
Innumerevoli musicisti sono stati influenzati dal suono di questo straordinario sassofonista. Invece che adagiarsi su questo, e al contrario della sua auto-dichiarata pigrizia, Jan Garbarek all’età di 76 anni si batte ancora per avere esperienze musicali nuove e sempre migliori, preferibilmente “live” in concerto: “Cerco solo di suonare ciò che io stesso vorrei ascoltare. Se qualcuno riesce ad immedesimarsi, allora ottimo. Ogni reazione è buona. E anche nessuna reazione va bene. Ad essere onesto, non fa una gran differenza. Mettiamola così: io non sono Elvis Presley. Non posso prevedere o anticipare ciò che prova l’ascoltatore. Ma quando i musicisti sentono che sono dentro al ritmo, è un incantevole momento di pura felicità. Quella sensazione è assoluta euforia”.