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La Stazione ornitologica abruzzese si scaglia contro la sagra della pecora ai Prati d’Angro a Villavallelonga: è stato un flop

Redazione Attualità di Redazione Attualità
14 Agosto 2017
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Villavallelonga. La Stazione ornitologica abruzzese si scaglia contro la sagra della pecora ai Prati d’Angro a Villavallelonga: è stato un flop. Dopo giorni di polemiche l’appuntamento si è svolto regolarmente ma le polemiche non sono mancate. “La sagra della pecora rivela i danni di queste iniziative per il turismo e l’ambiente teoricamente protetto a livello mondiale, nel cuore del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise”, hanno commentato, “a poca distanza dalle faggete Unesco auto sui prati e sulla strada sequestrata, una nuova pista scavata su pascoli protetti, musica sparata a tutto volume nel regno di orsi e aquile, mancanza della Valutazione di Incidenza: cui prodest? L’immagine del furgone di un gelataio che arranca su una nuova pista scavata a discapito dei pascoli teoricamente protetti a livello internazionale dal Parco Nazionale d’Abruzzo che poi devia per seguire una strada asfaltata costata 400.000 euro, teoricamente tuttora sotto sequestro e quindi inutilizzabile, resterà negli annali della cattiva gestione dei parchi italiani.

Ricordiamo che il calpestio, figurarsi quello di automezzi, è unanimamente riconosciuto come un fattore di degrado delle praterie. La sagra della pecora di Villavallelonga nei meravigliosi Prati d’Angro si è rivelata da un lato un flop di partecipazione rispetto agli anni passati per il sindaco di Villavallelonga che si era tanto impuntato per fare l’iniziativa in un’area delicatissima, Sito di Interesse Comunitario e Zona di Protezione Speciale, nonostante tutto e tutti. Se l’avesse fatta nel bel centro storico del paese come avevamo consigliato probabilmente il risultato in termini di presenze sarebbe stato molto migliore. Dall’altra ha fatto emergere come nel cuore delle aree protette appaiono di fatto tollerate e consentite dagli enti gestori iniziative e procedure irregolari. Si va dalla mancanza della Valutazione di Incidenza Ambientale e dall’applicazione del D.P.R. 357/1997 sulla tutela di habitat e specie di interesse comunitario, su cui era addirittura intervenuta la Regione Abruzzo con una lettera, all’aver consentito il passaggio di decine e decine di mezzi sui rari prati oggetto di tutela europea con lo scavo di una nuova pista a discapito di praterie protette, dal parcheggio selvaggio nel bosco e sui prati alla musica sparata a tutto volume che rompeva il silenzio in una valle spettacolare che in teoria sarebbe il regno di orso e aquile (l’audio del video, girato a diverse centinaia di metri, è significativo).  Era stridente il contrasto tra le regole ricordate dagli stessi cartelli del Parco d’Abruzzo installati in loco e poi quanto avvenuto in realtà a pochi metri.

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Mezzi e uomini delle istituzioni distaccati per sorvegliare le persone che hanno partecipato, a scopo meramente ludico, per non far correre altri rischi alla delicata Natura, distolti da ben più importanti impegni istituzionali nel mezzo dell’emergenza incendi che ha colpito la regione. Ora faremo l’accesso agli atti al Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e ai Carabinieri-Forestali per scoprire quante auto sono state sanzionate per parcheggio irregolare, chi e come abbia autorizzato l’uso della strada sequestrata, se è stata attivata una procedura sul disturbo della fauna derivante dall’uso sconsiderato degli altoparlanti e in generale sulla mancanza di Valutazione di Incidenza Ambientale”.

 

Non sappiamo cosa possa pensare un turista danese, inglese, tedesco o anche solo italiano ma sensibile all’ambiente, attirato nel Parco più famoso d’Italia che si ritrova in un mezzo parcheggio improvvisato e caotico, in un via vai di mezzi sui prati e a musica sparata tra le faggete appena nominate patrimonio dell’UNESCO!

 

Da parte nostra siamo atterriti e faremo la nostra parte perché le forme di gestione dell’ambiente dei parchi siano non solo compatibili ma all’altezza di un turismo che certamente non vuole assistere a questo modo di intendere la fruizione delle aree naturalisticamente più importanti d’Italia.

 

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