Tagliacozzo. La spedizione Luverà e la mancata riconquista degli Abruzzi: il giornalista Riccardi racconta una storia quadi del tutto dimenticata.
Nel panorama della storia abruzzese, ci sono eventi che il tempo sembra aver quasi cancellato. Uno di questi è raccontato in maniera avvincente nel libro di Fernando Riccardi, intitolato “La spedizione Luverà e la mancata riconquista degli Abruzzi”.
“La spedizione Luverà e la mancata riconquista degli Abruzzi (Gennaio-febbraio 1861)” (D’Amico Editore, pp. 218, euro 16,00), il nuovo libro di Riccardi. è uscito a fine estate e tratta di una vicenda poco conosciuta.
Nel gennaio del 1861, mentre la fortezza di Gaeta resisteva ancora all’assedio sabaudo, si mise in moto un tentativo di riconquista borbonica degli Abruzzi.
A capeggiare quella spedizione fu designato Francesco Saverio Luverà, un ufficiale del regio esercito napoletano.
Iniziato sotto i migliori auspici con la conquista di Tagliacozzo strappata ai piemontesi, quel tentativo finì per naufragare per errori clamorosi di strategia, per la cronica carenza di uomini e di mezzi e, soprattutto, per la confusione e le lacerazioni intestine che minavano l’entourage del re Francesco II, a sua volta perennemente indeciso sul da farsi.
Dopo una quarantina di giorni, caratterizzati da alcuni episodi assai controversi e poco indagati (la mattanza di Scurcola, i fatti di Collalto e i misfatti di Carsoli), alla fine di febbraio di quello stesso anno, quel che rimaneva del contingente napoletano lasciò gli Abruzzi e si ritirò mestamente in territorio papalino. Un’altra occasione di riscatto era stata sprecata mentre si avvicinava a grandi passi la nascita del Regno d’Italia sotto il vessillo di casa Savoia.








