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La storica battaglia di Tagliacozzo lungo il fiume Imele e la Madonna della Vittoria

Redazione Centrale di Redazione Centrale
24 Luglio 2014
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Tagliacozzo. Scurcola Marsicana ha dedicato anche una rievocazione in costume alla cosiddetta battaglia di Tagliacozzo, combattuta il 23 agosto 1268 tra i ghibellini sostenitori di Corradino di Svevia e le truppe di Carlo d’Angiò, che  rappresentò l’ultimo atto della potenza sveva in Italia. La fine di Corradino segnò infatti la caduta degli Hohenstaufen dal trono imperiale e da quello di Sicilia, aprendo il nuovo capitolo della dominazione angioina nel meridione d’Italia. La battaglia si svolse in località Piani Palentini, tra Scurcola Marsicana e Albe. Corradino disponeva di 9000 soldati, contro i 6000 soldati angioini. La battaglia campale si svolse su un ponte in muratura sito sul fiume Imele o, secondo altri storici, nelle vicinanze del ruscello Riale presso Castrum Pontis. I soldati guidati dallo svevo, numericamente superiori, accerchiarono le truppe angioine, ma commisero l’errore di non valutare adeguatamente l’esercito nemico. Nella prima fase dello scontro le truppe di Corradino ebbero la meglio, ma poi Carlo d’Angiò sferrò un nuovo attacco a sorpresa, grazie alle milizie di riserva, che non aveva impiegato nella prima fase della battaglia. Per le truppe dello svevo fu un vero massacro e lo stesso Corradino fu costretto alla fuga. Intercettato dall’Angioino, fu fatto prigioniero, condotto a Napoli e decapitato nella piazza del mercato il 29 ottobre 1268. LLa battaglia è citata da Dante Alighieri nell’Inferno (XXVIII, 17-18): “… e là da Tagliacozzo, dove sanz’arme vinse il vecchio Alardo” e l’accento è posto sul fatto che la vittoria scaturì essenzialmente dall’astuzia del consigliere di Carlo d’Angiò, di nome Alardo, al quale si attribuì la strategia di tenere nascoste delle truppe di riserva. In memoria di tale battaglia Carlo d’Angiò commissionò l’edificazione di un’abbazia intitolata a S. Maria della Vittoria e dell’annesso monastero cistercense, che sorsero nella zona di Scurcola Marsicana. Per decisione del re l’abbazia sarebbe stata filiazione dell’abbazia di Le Loroux del ducato d’Angiò, regione dalla quale provenivano i soldati impegnati in Italia. L’edificazione dell’abbazia ebbe inizio nel 1274. Nel 1277 arrivarono i primi monaci cistercensi e l’anno seguente, il 12 maggio del 1278, la chiesa, ultimata solo nel 1282, fu solennemente consacrata alla presenza di Carlo d’Angiò, che nell’occasione donò una statua lignea della Madonna. L’abbazia di Carlo d’Angiò fu danneggiata dal terremoto del 1456 e poi abbandonata per diverbi tra potentati locali, così la statua della Madonna della Vittoria rimase per molti anni sotto le macerie. La statua, secondo ciò che si racconta, venne poi miracolosamente ritrovata nel 1525 e posta nel santuario della Madonna della Vittoria, riedificato appunto a Scurcola Marsicana nel ‘500, dove tuttora possiamo ammirarla. Secondo i racconti locali il ritrovamento del 1525 avvenne grazie a un’apparizione della Madonna che svelò a una donna di Tagliacozzo il luogo in cui si trovava la statua. Dell’antica abbazia purtroppo non rimangono che pochi ruderi, tuttavia è ricordata per le vicende storiche che determinarono la sua edificazione e per l’influenza che ebbe in Abruzzo dal punto di vista artistico. Una curiosità: un portale dell’antica abbazia è stato riutilizzato nella chiesa cinquecentesca. di Matteo Biancone

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