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La riserva Grotte di Luppa, tra il mistero della natura e il silenzio incontaminato

Redazione Attualità di Redazione Attualità
28 Marzo 2021
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Prosegue in collaborazione con l’app MyZona (download qui per Ios – download qui per Android) il viaggio alla scoperta di luoghi d’Abruzzo poco “battuti” e che vale davvero la pena visitare.

Il silenzio avvolge tutto. I ronzii delle auto te li lasci alle spalle subito dopo essere entrato, non si sente il fruscio dei passanti, non c’è quel rumore costante di tutti i luoghi urbanizzati. C’è una pace che ti avvolge e spesso ti spinge a chiederti “ma dove sono?”. Anche la luce è particolare. Riesce a fatica a filtrare dagli alberi e creare un ambiente surreale.

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Non è così facile trovare un luogo del genere a due passi dalla strada. Eppure esiste. E’ la riserva naturale Grotte di Luppa, a pochi chilometri dal centro abitato di Sante Marie e dello svincolo autostradale dell’A24. Attraversando la Tiburtina Valeria che taglia tutta la Marsica si viene rapiti subito da una vegetazione molto fitta, periodicamente bianca d’inverso, e folta e verde d’estate.

Proprio lungo uno dei rettilinei che collega la Piana del Cavaliere con la Marsica occidentale c’è uno degli ingressi della riserva. Un cartello in legno e un ampio parcheggio accolgono chiunque arrivi sia dal versante abruzzese, sia da quello laziale. Inizialmente non si ha la contezza di cosa si possa trovare nella riserva proprio perchè la strada così vicina e le case a pochi chilometri non lasciano immaginare un posto così.

Nel parcheggio c’è il primo cartello con le indicazione che descrive tutta l’area della riserva: ci sono l’inghiottitoio, l’aula didattica all’aperto, la parete d’arrampicata e poi le aree pic – nic a ridosso della piccola chiesetta in pietra. Un piccolo corridoio di terra parzialmente illuminato conduce all’interno e piano piano ti fa assaporare la natura.

Più si cammina più la vegetazione si infittisce e i rumori svaniscono. Si lascia alle spalle la routine quotidiana e ci si immerge in un mondo incontaminato interrotto dai colori dei fiori a primavera e delle foglie d’oro in autunno. Lungo il sentiero, poi, ci sono piccole salite, discese, tratti costeggiati da castagni secolari e poi la prima sorpresa. Gli animali certamente non mancano. Sono stati immortalati più volte infatti degli splendidi cerbiatti che si aggirano indisturbati nell’area.

Proprio nel cuore della riserva c’è un’aula didattica dove l’unica materia che si insegna è la natura. Ci sono la lavagna con i gessetti a disposizione dei visitatori e le poltroncine per i bambini che hanno però la forma degli animali: cinghiali, lupi, scoiattoli e uccellini.

Portare via i bambini da lì sarà difficile ma proseguendo si continuano a trovare altre meraviglie. A pochi metri, infatti, si apre il grande inghiottitoio che stupisce per la sua mole. Sotto scorre un corso d’acqua e sopra un ponticello in legno panoramico che conduce all’altra area della riserva.

Già Muzio Febonio nel suo “Historiae Marsorum” parlava di questo particolare inghiottitoio che fu poi scoperto nell”800 dagli escursionisti Ignazio Carlo Gavin e Giovanni Voltan. A metà degli anni 20 del secolo scorso, poi, un gruppo di appassionati romani guidati da Carlo Franchetti entrò nella grotta e la esplorò per 400 metri.

Oggi l’accesso, nella prima parte, è garantito da una passerella in ferro percorribile anche dei bambini e dalle persone diversamente abili. Dentro c’è un gran silenzio interrotto solo dal rumore dell’acqua. L’ingresso poi all’interno della grotta è garantito solo con la presenza di personale specializzato. Bisogna infatti calarsi con delle corde e poi proseguire con prudenza grazie a delle torce dal momento che dentro non c’è luce.

Dentro l’atmosfera è surreale. Una distesa bianca e luccicante caratterizza le varie camere dove si possono trovare anche dei laghetti ancora attivi. Stalattiti e stalagmiti avvolgono tutto e rapiscono l’attenzione dei visitatori. Solo alle persone allenate ed esperte, però, è consigliato l’accesso. Gli altri possono godersi la natura circostante. Sostare magari nelle aree pic – nic presenti nella riserva, bere l’acqua gelida della Fonte della Rocca, visitare la chiesetta di San Quirico e rilassarsi sotto l’ombra dei castagneti.

Sono proprio questi i luoghi che la nuova app MyZona (download qui per Ios – download qui per Android) intende valorizzare, facendoli raccontare e commentare a chi davvero li vive ed ha con essi un rapporto privilegiato.

E tu, che luogo sei?

Tags: myzona
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