Celano. Lo hanno aspettato nella piazzetta della parrocchia di San Giovanni a Celano, in un silenzio composto, educato rispettoso. Stretti tutti insieme in un dolore inconsolabile. Sono gli amici di Giosuè Carusi, il 19enne celanese che ha perso la vita in un incidente stradale venerdì scorso sulla Statale, alle porte della città.
I suoi “colleghi” del Quinto Q del liceo scientifico Vitruvio Pollione di Avezzano, neo diplomati, proprio come lui, si sono uniti agli amici del nuoto, della palestra, della comitiva e lo hanno omaggiato con uno striscione “Sei e sarai sempre nel nostro Cuore”. A guardare la scritta il volto coperto dal casco di Giosuè che amava le moto, la sua grande passione.
“Benché sincere le parole che potrebbero essere dette in questo momento risulterebbero comunque inadeguate”, ha esordito nell’omelia don Ilvio Giandomenico che ha celebrato i funerali insieme a don Gabriele Guerra, della parrocchia del Sacro Cuore e a don Giuseppe Ermili, per tanto tempo parroco di Celano e ora sacerdote a Luco dei Marsi, il paese di origine di Solidea Bove, la mamma di Giosuè, per tutto il tempo stretta dal marito Antonino Carusi e dalla figlia Giovanna.
La prima lettura della funzione religiosa ha rotto il silenzio doloroso con le parole di don Ilvio che ha ricordato il significato proprio del nome Giosué: “Dio salva”.
“Qui nella casa di Dio”, ha detto don Ilvio, “lasciamo che sia parola di Dio a parlarci”.
Protagonista della lettura del libro della Genesi è stata Agar, colei che venne allontanata dalla casa del patriarca Abramo, alla quale venne dato solo pane e acqua. Agar si smarrì nel deserto e quando capì che l’acqua era finita pensò che suo figlio sarebbe morto. E allora portò il suo figlioletto sotto una piccola siepe, l’unica nel deserto. Una mamma che nella disperazione e nello smarrimento non fece altro che pensare a suo figlio per assicurargli ancora amore, sotto l’unico piccolo posto di sollievo, di ombra. “Noi in questo momento ci sentiamo smarriti, siamo come in un deserto, ci sentiamo disorientati”, ha proseguito don Ilvio, “ci sembra di non avere un punto di riferimento ma poi arriva Dio a salvarci. Ad aprirci gli occhi. E quando Dio aprì gli occhi a Agar le fece vedere che lì c’era il pozzo, un pozzo pieno di acqua”.
E nella chiesa di San Giovanni oggi pomeriggio, c’erano tutti gli amici che rappresentano la speranza cristiana da dove si può attingere Dio. A leggere un ultimo saluto a Giosuè a nome degli amici di classe è stato Manuel Anselmi. Poi anche una poesia per lui, da un giovane coetaneo che scrive testi che lo ha ringraziato per aver condiviso con lui il percorso di vita tra risate, esperienze, dolori, con quel fare semore ottimista che solo lui sapeva avere.
All’uscita dalla chiesa la musica di Ligabue e il volo dei palloncini bianchi e blu. E poi l’ultima passeggiata, come per tutti gli altri ragazzi morti prematuramente della città: “Dietro Castello”, al Parco delle Rimembranze, insieme agli amici di sempre che hanno promesso a Giosuè che non lo dimenticheranno mai.