L’Aquila. La solidarietà di Libera và anche ai ragazzi del comitato 3e32, che hanno tenuto vivo uno spazio di democrazia e di socialita’ in quel territorio. Tra i 12 cittadini rinviati a giudizio dalla Procura dell’Aquila per il reato di «Occupazione abusiva di edificio pubblico», risultano anche Angelo Venti, responsabile del Presidio che Libera ha creato all’Aquila subito dopo il sisma, e Marco D’Antonio, membro dello stesso presidio, entrambi giornalisti. “L’accusa è assurda. Che i nostri referenti non facciamo parte del comitato dei giovani del 3e32 – dichiara in una nota Libera dalla sede nazionale di Roma – è noto a tutti, anche alle stesse forze dell’ordine. Dalla lettura degli atti è chiaro l’ intenzione di voler colpire i nostri referenti che sin dalle prime ore dell’emergenza hanno collaborato attivamente con le locali forze dell’ordine. Angelo Venti e Marco D’Antonio, sono stati gli autori di diverse inchieste giornalistiche sulle irregolarità e illegalità nel post terremoto, che hanno dato vita a successive inchieste della magistratura, molte ancora in corso. Materiale raccolto anche nel nostro dossier “Abruzzo, la fine dell’ isola felice”.” “Dalla lettura degli atti della Procura – prosegue Libera nella nota – risulta che a un anno dall’apertura di uno spazio sociale frequentato da centinaia di giornalisti e migliaia di persone – i due giornalisti e referenti di Libera sono stati fotografati la mattina del 23 settembre 2010 nel parco pubblico fuori l’edificio occupato, intenti a lavorare con il loro computer portatile. A sostenere l’accusa, quindi, solo una foto che in realtà certifica che i due imputati erano fuori e non dentro la struttura. Fermo restando la fiducia nell’operato della magistratura e forze dell’ordine, ci preoccupa che dietro l’attacco ingiustificato ai due esponenti del presidio di Libera si celi il tentativo di mettere in crisi una proficua collaborazione con le istituzioni.” Preoccupazione anche per un altro effetto di questa inchiesta. Infatti la struttura in questione è all’interno della vasta area dell’ex ospedale pschiatrico di Collemaggio, composto da numerosi edifici immersi in un parco di diversi ettari, situato a ridosso del centro storico distrutto del capoluogo abruzzese. L’intero complesso pubblico è quindi strategico per la ricostruzione ma fa gola anche alla speculazione privata, stimolata anche dalle ipotesi di vendita dell’ intera area per ripianare il debito della sanità regionale. “Un disegno, questo,- conclude Libera- che qualcuno teme possa essere messo in crisi proprio dalla presenza di quei giovani presenti nella minuscola struttura a cui va la piena solidarietà di Libera per il lavoro svolto e per il recupero di un’ area abbandonata diventata spazio di democrazia e socialità.”