Avezzano. “Vi ho conosciuto solo oggi ma so di voi da non appena sono arrivato in questa terra”. E ancora: “Mi hanno raccontato di voi, ho sentito tante testimonianze, ho letto. Sono morte prematuramente quattro persone per bene che seppur breve hanno avuto una vita riuscita. Hanno amato il Creato e le sue vette”.
È il vescovo dei Marsi, Giovanni Massaro, che si è rivolto così, nella sua omelia, ai familiari dei quattro escursionisti che hanno perso la vita, un anno fa, sul Monte Velino.
Alla fine della messa in Cattedrale il vescovo è sceso dall’altare e ha abbracciato i familiari, a nome di tutta la comunità, che per un intero giorno ha pregato e commemorato, Valeria, Gian Marco, Gianmauro e Tonino.
“La morte si configura sempre come un ladro che compie il furto dell’opera d’arte più preziosa, quella della vita”, ha detto il vescovo, sull’altare accompagnato da don Claide Berardi, il parroco della Cattedrale dei Marsi, “noi sentiamo che la vita ci appartiene perché la morte non ha nessun posto nel nostro desiderio profondo di vita. Non ci sono parole umane in grado di alleviare il dolore dei familiari, ma insieme a tutte le cariche civili e militari, che ringrazio per la presenza, oggi il vostro dolore è stato il dolore di tutti”
“Nella Marsica ci vive un popolo forte, carissimi amici, non sentitevi soli. Sentitevi abbracciati da un’intera comunità che vi vuole bene. Ho desiderato tanto di essere oggi qui con voi, personalmente”, ha continuato il vescovo, “sentitevi circondati dal nostro affetto ma in primo luogo dall’amore e dalla forza di Dio. Eventi tragici e drammatici come quello vissuto in questa terra ci fa pensare di essere stati abbandonati da Dio. Diciamo: ‘Dio, Dio, perché ci hai abbandonati?’. Non dobbiamo mai perdere la fiducia in Dio, perché è nei momenti difficili che Dio ci è più vicino”.
“Valeria, Gian Marco, Gianmauro e Tonino nella loro seppur breve vita hanno fatto solo del bene”, ha concluso monsignor Massaro.
Alla fine della cerimonia a piazza Risorgimento sono stati lanciati in ariatanti palloncini bianchi.
Si è conclusa così una giornata in cui è sembrato di essere rimasti come sospesi tra il silenzio, il dolore, l’incredulità. Una giornata scandita da un vento freddo, gelido, di quelli che taglia la faccia e ghiaccia le mani. Quello che chi conosce e ama la montagna sa bene cosa sia. Che fa freddo fuori ma che scalda l’anima.
E poi quei fiocchi di neve… Che per tutto il giorno, ad ogni incontro della comunità che si è stretta intorno ai genitori e ai familiari di Gian Marco, Gianmauro, Valeria e Tonino, è come se avessero posato un velo di pace e serenità sul ricordo.
E ancora una volta sono stati loro, i familiari, con la loro compostezza, educazione e affabilità, che hanno insegnato a tutti noi cos’é l’amore: perché l’amore per un figlio è forte, non muore mai e vince su tutto. Anche sulla morte.
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