Avezzano. La mega condotta che attraversa il Fucino dovrà essere rimossa. E’ quanto stabilito dal Consiglio di Stato che ha posto fine all’annosa vicenda della tubazione tra San Benedetto e Collarmele, dalla ditta Lago D’Oro, l’azienda campana arrivata nella Marsica diversi anni fa e oggi proprietaria di circa 70 ettari di terreni. E’ stata realizzata sotto i terreni di numerose aziende agricole. Dopo un lungo contenzioso che aveva coinvolto privati e ed enti, il I giudici della suprema assise amministrativa hanno decretato che l’opera è abusiva e va rimossa, come intimato alla società dal Comune di Collarmele con un’ordinanza del maggio 2015. Il Tar dell’Aquila aveva già rigettato il ricorso presentato dalla società agricola con una sentenza pubblicata l’anno scorso, contro la quale era stato presentato appello. Ora è stato respinto dal Consiglio di Stato. In tutte le fasi del processo amministrativo il Comune di Collarmele è stato assistito dall’avvocato Herbert Simone, le cui argomentazioni difensive sono state pienamente accolte nei due gradi di giudizio.
Il Collegio giudicante non solo ha confermato la condanna della ditta ricorrente alle spese legali stabilite dal Tar dell’Aquila nei riguardi del Comune e di uno dei proprietari dei terreni, assistito dagli avvocati Salvatore Braghini e Renzo Lancia, ma ha anche condannato la società al pagamento delle spese di lite.
L’imponente opera idraulica aveva destato allarme sociale tra i proprietari dei terreni, che si erano rivolti alle forze dell’ordine appena scoperto l’interramento, tanto da proporre ricorso al Tribunale di Avezzano perché si erano sentiti defraudati dei propri terreni, fino a presentare un esposto alla Procura della Repubblica. La ditta campana era stata rinviata a giudizio per Il reato di invasione di terreni ed era stato avviato un processo davanti al Giudice di Pace di Pescina, di cui si attende l’esito.
Non sono mancati i colpi di scena. Il servizio tecnico del Comune, nell’ordinanza di demolizione, aveva richiamato il verbale della Polizia municipale del maggio 2015, con il quale era stata evidenziata l’avvenuta esecuzione abusiva dell’impianto di irrigazione interrato su terreni privati, oltre all’attraversamento della strada comunale Spineto. Il Comune aveva evidenziato che al di sotto della strada, nel punto di attraversamento dell’impianto, transitano alcuni sottoservizi di interesse pubblico (condotta del gas metano e linea elettrica di media tensione).
La difesa di Lago d’Oro nell’appello aveva sottolineato che quello non era un attraversamento ma solo l’inserimento di un tubo in pvc nel vecchio tubo in ferro dell’impianto interrato, già tollerato in precedenza dai proprietari. Questa tesi non è stata accolta dal Consiglio di Stato, secondo cui “dagli atti risulta in maniera attendibile che la società ha realizzato un impianto irriguo nuovo sotterrato, certamente senza alcun titolo edilizio, con l’attraversamento della strada comunale Spineto e di fondi di proprietà di terzi, senza l’assenso dei privati e senza che sia stata domandata l’autorizzazione all’Amministrazione”.
Soddisfazione hanno espresso i legali dei proprietari, in quanto la sentenza del Consiglio di Stato recepisce l’istruttoria compiuta nella causa dagli stessi intentata avanti al Tribunale di Avezzano, tanto che – evidenziano gli avvocati Salvatore Braghini e Renzo Lancia – il Collegio di Palazzo Spada riconosce che “l’ordinanza del Tribunale di Avezzano del 13.7.2015 concorre a smentire la tesi attorea dell’inserzione di un tubo di pvc all’interno di un vecchio tubo di metallo preesistente…, a differenza di quanto sostiene l’appellante, dall’esame della sentenza del Tribunale di Avezzano n. 388 del 2018 non risulta affermato in alcun modo che i lavori eseguiti dalla società siano consistiti nel semplice ripristino di una condotta preesistente”.