Avezzano. Vi piace questa foto? Vi fa divertire vedere un animale come la tigre (ma ne potrebbero essere molti altri), simbolo della libertà e della magnificenza della natura, in gabbia? Vi lascia indifferenti il suo status di “carcerata”? Oppure è sufficiente una sua esibizione – in cui l’animale, palesemente intimorito dal potere (spesso di vita e di morte) che su di esso viene esercitato da chi ha di fronte e, quindi, restio a mostrare il suo vero volto e la sua vera natura – per farvi tornare a casa divertiti e soddisfatti per aver trascorso una piacevole serata? Nel rispondere a queste domande, probabilmente, troverete o meno una giustificazione alla necessità di assistere a questo spettacolo. Perchè, purtroppo, anche se di spettacolo si tratta, di spettacolare non c’è nulla. Senza stare qui a disquisire sul concetto di “giustizia animalista” che troppe parentesi aprirebbe, restare indifferenti di fronte a una crudeltà come quella palesata nella foto è, francamente, impossibile e tutt’altro che opinabile. Non fosse altro per un’elementare forma di empatia e solidarietà verso lo splendido animale che meriterebbe ben altro ambiente in cui vivere.
Badate, qui non è in discussione lo stato di salute dell’animale che, per quanto ne sappiamo noi dall’esterno, potrebbe tranquillamente godere di una perfetta forma fisica e mentale (anche se su quest’ultimo aspetto sorgono numerosi dubbi). Qui si discute sull’opportunità di mostrare animali selvatici, provenienti da habitat decisamente diversi da quello della gabbia o di un tendone, strappati alla loro natura e al loro modus vivendi, per essere esibiti o costretti a esibirsi per il giubilo di un pubblico pagante. Come una marionetta qualsiasi. Con la differenza, però, che una è inanimata, l’altra no. E no, non siamo nel medioevo ma nel 2018. La questione fa sempre più clamore, suscita sempre più indignazione e non lascia più indifferenti. La gente non vuole più gli animali nei circhi e ora, anche grazie alle moderne tecniche di comunicazione (leggasi: social network) fa sentire la sua voce e mostra il proprio “disappunto”.
Questo è quello che accade ad Avezzano grazie alla foto scattata da un passante, ma è ciò che in Italia avviene con estrema frequenza e che, invece, in altri paesi dell’Europa non accade. Perchè, sebbene il Parlamento abbia approvato un disegno di legge con il quale ridurre gradualmente la presenza di animali nei circhi (“legge delega di riordino del settore dello Spettacolo”), il nostro paese, ancora una volta, si dimostra incapace nel prendere decisioni drastiche o, meglio ancora, di allinearsi ai dettati europei. Non che sia necessaria una legge per appellarsi al buon senso, però, se a tanto si deve arrivare, allora ben venga una normativa diretta e specifica. Sulla stessa, lo scorso novembre, intervenne la LAV con queste parole:
“Dopo decenni di silenzio da parte di Governo e Parlamento, salutiamo positivamente la trasformazione in legge di questo impegno, passo in avanti verso la tutela degli animali e il rilancio di uno spettacolo davvero umano. Anche in Italia non si potranno più utilizzare animali in circhi e spettacoli viaggianti, come già succede in oltre 50 paesi di tutto il mondo. Sarà un ‘graduale superamento’ e su questo impegno, oggi diventato legge, il Governo in carica o il prossimo dopo le elezioni di marzo, sono tenuti a formulare, entro la fine del prossimo anno, un decreto legislativo“.
L’on. Brambilla, presidente del movimento animalista, sottolineò la necessità di vigilare con costanza perchè “graduale non diventi il pretesto per lasciar tutto com’è, a tempo indeterminato“, definendo altresì come “ambigua” la formulazione adottata dal Governo che lasciava – e lascia tutt’ora – spazio a equivoci senza rappresentare la reale esigenza di tutela del mondo animale: “c‘è il rischio concreto che esseri senzienti continuino a soffrire nei circhi chissà per quanto tempo ancora. Il prossimo passo sarà un decreto legislativo, che l’esecutivo (verosimilmente il prossimo) dovrà predisporre. In quell’occasione stabiliremo tempi e modi certi per metter fine davvero a questa vecchia barbarie“, concluse.
L’attività circense è una forma d’intrattenimento come molte altre, e i suoi protagonisti, spesso, sono artisti con grandi capacità e una spiccata vena artistica. Fantastici da guardare, straordinari per l’elasticità dei loro corpi e perfettamente a loro agio col pericolo – dettaglio che, generalmente, entusiasma non poco il pubblico che apprezza il loro coraggio. E poi, per i più piccini, ci sono i clown, artisti del gioco e della risata. E Dio solo sa quanto abbiamo bisogno di risate genuine e sincere in tempi bui come quelli odierni. Ecco perché, partendo da queste considerazioni, sorgono spontanee ulteriori domande: perché non promuovere attività in grado di esaltare alcune tra le massime espressioni della creatività e dell’intelletto umano? Perché non incentivare la presenza di giocolieri o acrobati, tanto per fare un esempio, ed eliminare totalmente la presenza di animali strappati con forza al loro mondo? Perché non rispettare la straordinaria bellezza della natura e del mondo animale, lasciando a ognuno il proprio habitat dove vivere? Perché indignarsi solo di fronte alla foto di un orso polare morente di fame o a quella dell’ultimo rinoceronte bianco estinto?
Fedetico Falcone
Foto tigre di: Antonino Petrucci
Foto orso: presa del web