Avezzano. La Fim – Cisl fa il punto sulla situazione di LFoundry e chiede unità alle organizzazioni sindacali. “Ci troviamo in un periodo cruciale per il futuro nostro e dello stabilimento”, hanno commentato dal direttivo Fim – Cisl, “le decisioni e gli accordi stipulati oggi, regolamenteranno il futuro. I temi attuali non sono affatto banali: siamo chiamati a discutere di eccesso di ore lavorabili, di cambio di turnazione e tutti sappiamo quanto questo possa incidere nelle nostre vite. La posizione del direttivo Fim in merito è chiara: fin dal concepimento della turnazione 2-3 abbiamo sostenuto una fase di test, ma non fine a sé stessa, bensì propedeutica alla futura estensione a tutti i turnisti.
Questa sperimentazione, ormai in essere da più di tre anni, è stata relegata dall’azienda su un binario morto, ovvero, verso nessuno sviluppo futuro. La Fim-Cisl, oggi come allora, sosterrà questa turnazione e non il 2-3 proposto dalla Direzione aziendale con 16, 21 o 23 rientri: la coerenza ha il suo significato. Perché questo accanimento sull’attuale 2-3? Perché modificarlo, se è quello che vogliono tutti i turnisti?
È nostra profonda convinzione che una turnazione più vicina alle esigenze dell’uomo si traduca inevitabilmente in un aumento della presenza, della professionalità, della redditività della fabbrica e della qualità della vita del lavoratore. In merito alla qualità del nostro lavoro, sosteniamo altresì la necessità della formazione: tutti, tramite la formazione, dovremmo essere messi in grado di essere padroni del nostro lavoro. La formazione continua, unita a: necessarie e urgenti coperture finanziarie da parte delle banche che, oggi, pare non esserci; necessari e non più rinviabili investimenti da fare entro i prossimi 3 mesi (almeno i 18 milioni di euro annunciati a gennaio scorso al Mi.Se.); carichi di lavoro sostenibili per gli addetti alla produzione; programma d’incentivazione all’esodo per permettere il ricambio generazionale nell’area di produzione e dare, quindi, un senso alla fabbrica per almeno un quinquennio; recupero delle ore lavorabili (oggi – 20%) attraverso strumenti diversi dagli ammortizzatori sociali.
Stanti le proposte aziendali avanzate di recente dall’amministratore delegato che, di fatto, riportano le relazioni sindacali a 20 anni fa, teorizzando, tra l’altro, il concetto retributivo del miglioramento salariale attraverso la variabilità degli istituti in busta paga, oltre al già menzionato cambiamento in peggio dell’organizzazione del lavoro, il vecchio FAB9, passato di mano in mano a spericolati “speculatori finanziari”, rischierà davvero la chiusura. La Fim-Cisl, nella totalità della Sua Squadra, respingerà ogni tentativo di ritorno al modello di relazioni sindacali “Non Unions”, tanto caro a chi ha ridotto uomini e cose a questo stato”.