Tagliacozzo. Ha suscitato lo stesso coinvolgimento di ogni anno la tradizionale festa religiosa dedicata a Sant’Antonio, patrono della città. Lo storico tagliacozzano Vincenzo Giovagnorio, consigliere comunale di minoranza, racconta aspetti storici e tradizionali di questa sentita devozione. Fino dal 1648 Tagliacozzo, come molti altri paesi d’Italia, aveva come protettore San Rocco di Montpellier, molto invocato contro le pestilenze e i morbi. Successivamente al fatto che appresso si narra, gli abitanti di questo borgo vollero “declassare” San Rocco a vice protettore in favore di Sant’Antonio di Padova. Raccontano le cronache che in un giorno di doppio precetto, nella Chiesa di San Francesco, attraverso uno stretto passaggio, tuttora esistente, che dal convento introduce nel coro della chiesa, si incontrarono a passare due signorotti del luogo le cui famiglie erano in contrasto. Nessuno dei due volle cedere il passo all’altro, tanto che vennero alle armi e uno dei due soccombette. Vi furono quindi in paese successivi disordini che si propagarono a causa della rivalità tra le fazioni. Coincidenza volle che mentre a Tagliacozzo accadevano questi fatti per i motivi esposti, a Napoli, capitale dell’allora vice reame spagnolo (nel quale territorio insisteva anche Tagliacozzo) dilagava la cosiddetta rivolta dei fruttivendoli o di Masaniello, iniziata il 7 luglio 1647. Fu dato intendere al Vice Re che i fatti di Tagliacozzo si associassero a quelli politici di Napoli e quando quell’autorità ebbe ripristinato l’ordine nella capitale, decise di punire col ferro e col fuoco anche la Città marsicana. I tagliacozzani già avevano dimenticato i disordini dovuti alle scaramucce tra le due famiglie locali seppe quando, come un fulmine a ciel sereno, vennero a sapere che da Napoli era stata inviata una truppa di soldati spagnoli per punirli, essendo stati considerati colpevoli dell’associazione alla rivolta di Masaniello. Correre a Napoli a spiegare il fatto alle autorità: non vi era tempo. Prepararsi alla difesa: mancavano le armi. Non si sapeva cosa fare. Quindi si affidò la causa all’intercessione di Sant’Antonio. Esiste tuttora nella Chiesa di San Francesco una statua lignea di Sant’Antonio, di pregevole fattura, nelle cui mani vennero poste le cinque chiavi delle porte del paese e un memoriale in cui i tagliacozzani chiedevano la grazia di essere liberati dalla rappresaglia delle truppe spagnole. La popolazione si riunì in preghiera in chiesa e mentre il sacerdote intonava il “Gloria in excelsis Deo”, cadde dalla mano della statua la supplica nella quale vi si leggeva in calce il rescritto di grazia. Cosa era successo? Lo storico locale Giuseppe Gattinara tramanda che “Il Viceré accordò la grazia ad un fraticello (Sant’Antonio stesso), come ei posteriormente disse, non per salvare Tagliacozzo, ma perché era certo non giungesse in tempo, stanteché da vari giorni la soldatesca era stata a questa volta spedita” (Storia di Tagliacozzo – pag. 120). La statua del Santo porta ancora in mano quelle chiavi delle cinque porte che gli furono affidate. Dal 1648 Sant’Antonio venne dichiarato patrono principale di Tagliacozzo e ogni anno si ricorda l’evento con una festa religiosa che si tiene l’ultima domenica di agosto. Sabato 25 infatti, nella Chiesa di San Francesco, alle ore 17.30, è stata esposta alla venerazione dei fedeli la statua del Santo. Domenica alle 10 è stata officiata dai Frati Conventuali e dai parroci e sacerdoti locali la Santa Messa solenne, animata dal coro diretto da Padre Antonio Josue, guardiano del convento. Alla Messa è seguita la tradizionale processione per le vie del paese antico con la statua di Sant’Antonio che porta in mano ancora le cinque chiavi delle porte di Tagliacozzo. Tutto sullo sfondo musicale del Complesso Bandistico Città di Tagliacozzo.