Avezzano. Un pubblico numeroso, caldo e attento quello che domenica scorsa al Teatro dei Marsi ha assistito alla prima di “La casa trema”, l’ultima fatica della compagnia de “Il Teatrocco”. Un pubblico, soprattutto, profondamente coinvolto e emozionato che si è immedesimato nei personaggi che si avvicendavano sulla scena: ne ha vissuto le gioie, le insicurezze, i drammi, il profondo dolore e si è riconosciuto, forse, in ognuno di essi. Nella commemorazione del centenario del terremoto della Marsica, la compagnia ha voluto rendere un omaggio d’amore alle vittime delle tragedie che hanno colpito la nostra terra cimentandosi in un’opera diversa: ad un primo atto scoppiettante, divertente in cui si avvicendano siparietti di una comicità spontanea e genuina, succede un secondo atto drammatico in cui irrompono prepotenti la forza primigenia e distruttrice della natura e la violenza freddamente calcolata, disumana e spietata della guerra. Si aggiunge dolore a dolore, senza pietà per i morti, senza compassione per i vivi che vengono o abbandonati a se stessi, o usati dai più ricchi e potenti o mandati a morire in trincea. Coraggiosa la scelta di Antonello Dominici e Alessandro Barbonetti, gli estensori del copione, che hanno voluto portare in scena la tragedia degli ultimi, degli oppressi e, se la storia, generalmente, è scritta dai vincitori e racconta le gesta dei primi, i due autori hanno voluto invertire la rotta, contravvenire alle regole raccontando con semplicità e partecipazione la storia dei vinti. La storia ufficiale li ha dimenticati, ma non la compagnia de “Il Teatrocco” i cui attori, alla fine dello spettacolo, li hanno ricordati chiamandoli, non per nome, il nome, infatti, è per l’ufficialità, per i freddi censimenti, per gli obblighi di leva, ma con il soprannome con cui erano conosciuti da chi li amava e condivideva con essi la fatica del vivere. Forse qualcuno, tra il pubblico, ha sorriso perché tra quei nomi c’era suo nonno