Il tatuaggio è una pratica che risale a circa cinquemila anni fa. In alcune culture questi disegni vengono ancora considerati sacri, a cui vengono persino attribuiti dei poteri magici, ma il mondo occidentale oggi ne ha fatto un vero e proprio culto, in grado di smuovere un giro d’affari da capogiro.
Eppure sarebbe riduttivo affermare che farsi fare un tatuaggio significhi solo farsi dipingere qualcosa sulla pelle, in molti casi, infatti, il tatuaggio rappresenta un simbolo che rivendica una sorta di orgoglio d’appartenenza. Ed è proprio questo che deve aver spinto tutti questi ragazzi marsicani, o Marsi che dir si voglia, a tatuarsi sulla pelle frasi e simboli che richiamano le gesta dei loro gloriosi antenati italici. Ecco quindi che tra i tatuaggi più in voga oggi spunta la celebre chimera, che in tutte le forme conosciute, oggi possiamo ormai considerare come una sorta di riconoscibilissimo marchio di fabbrica. Qualcuno ha invece preferito farsi tatuare la celebre frase di Appiano di Alessandria: Nec sine marsis nec contra marsos triumphari posse – Non si può vincere né senza i Marsi, né contro di essi – che di fatto è il motto più celebre e meglio rappresentativo dei nostri leggendari avi, popolo guerriero per eccellenza, tanto meritarsi l’appellativo di Marsi, figli di Marte, dio della guerra. Qualcuno alla scritta ha voluto aggiungere il profilo di un generale Marso con il suo elmo da guerra, probabilmente ispirato dalla figura di Poppedio Silone, l’epico generale Marso che durante la guerra sociale mise in forte difficoltà persino l’esercito romano, riuscendo così a far ottenere al suo popolo la tanta agognata cittadinanza romana. Nella galleria che segue ho riportato alcune foto che mi hanno mandato i lettori del romanzo “Polvere di Lago”, ma anche altre prese liberamente sui social network o richieste ad amici di cui conoscevo la passione per i simboli della nostra terra. Chiunque volesse aggiungere la propria alla galleria che segue, ce la invii all’indirizzo email [email protected] o sulla nostra pagina Facebook. @francescoproia