Cerchio. “L’inserimento di questi ragazzi anche a scuola potrebbe essere determinante anche per la socializzazione. Mi sono sorpresa nell’apprendere dal ministro Bianchi che in realtà l’Ucraina ha
chiesto una collaborazione da parte nostra per garantire la didattica a distanza che è un servizio che loro sono pronti a fare”.
Così il ministro per gli affari regionali e le autonomie, Maria Stella Gelmini, a margine della visita nel piccolo comune di Cerchio, in provincia dell’Aquila, dove la amministrazione comunale ha ospitato 45 bambini profughi dalla guerra in Ucraina, di cui 14 orfani. “C’è il tema della lingua, che stiamo affrontando perché ovviamente questi bambini non parlano l’italiano, qualche volta anche l’inglese non è particolarmente praticato”, ha continuato il ministro, “quindi c’è il tema di come poter comunicare con questi minori. Lo stiamo facendo, ci stiamo occupando dei minori non accompagnati e quindi c’è un grande lavoro su questo fronte”.
Casa, lavoro e scuola: la prima famiglia ucraina di Cerchio è “a posto”. Lo fa sapere il sindaco Gianfranco Tedeschi. “Il ministro Gelmini ci ha onorato con la sua presenza perché ha saputo del grande gesto di solidarietà che ha messo in campo questo comune grazie al sostengo di tutti gli enti locali della Marsica. Solidarietà unica da tutto il nostro territorio”.
Prosegue Tedeschi, sindaco di Cerchio, paese di 1.600 anime nella Marsica, in provincia dell’ Aquila, sulla visita nel suo comune del ministro per gli affari regionali e le autonomie Maria Stella Gelmini. A Cerchio da giorni sono stati ospitati 45 bambini sistemati nel centro di prima accoglienza: 14 sono orfani e pochi sono accompagnati dai genitori.
E sono assistiti con grande attenzione da parte di volontari, tra cui alpini, protezione civile e assicurazioni di medici di famiglia. Ed oggi nel sono arrivati altri venti. E venti nella vicina Aielli. “Non siamo campioni di solidarietà, siamo scesi in campo per aiutare bambini in fuga dalla guerra”, spiega ancora il sindaco. “Gli abbiamo dati calore umano e assistenza per ridare un minimo di tranquillità, tra breve però deve cominciare la integrazione. L’obiettivo è smistarli in comunità dove si potranno inserire, lavorare e andare a scuola”.
Lo stesso comune, dove tante persone sono sorprese per la improvvisa notorietà “abbiamo fatto una cosa normale, è umano essere solidali con chi è in difficoltà”, ha dato il primo esempio. Il sindaco, in area Pd, comunica che c’è la prima storia a lieto: ad una famiglia composta da padre e quattro figli, tutti bambini, la mamma è scomparsa, è stata assegnata una casa con il capofamiglia che è stato assunto da una ditta azienda del territorio. Ed i bimbi iscritti a scuola. “È questo il modo per dare un nuovo futuro a questi bambini e a queste famiglie che fuggono dal terrore della guerra”, conclude Tedeschi. Infine due medici dell’associazione medici di famiglia: “i bambini ed i pochi adulti sono arrivati e li abbiamo rifocillati, erano sconvolto e stanchi, per due giorni li abbiamo lasciati dormire. Il terzo giorno abbiamo chiesto documenti e abbiamo cominciato a fare visite, tamponi e vaccini”.
Il fotoracconto:
foto Marianna Gianforte e Uff. Stampa Gelmini
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