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La canzone classica napoletana in scena a Tagliacozzo: Eduardo De Crescenzo al festival internazionale di Mezza Estate

Alessandra Ciciotti di Alessandra Ciciotti
11 Agosto 2025
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Tagliacozzo. La canzone classica napoletana in scena a Tagliacozzo: Eduardo De Crescenzo al Festival Internazionale di Mezza Estate.

Martedì 12 agosto, alle ore 21,15, nel chiostro di San Francesco in Tagliacozzo, andrà in scena uno spettacolo che unisce musica e storia per celebrare la Canzone Classica Napoletana. Protagonisti dell’evento saranno Eduardo De Crescenzo, cantante e fisarmonicista, e Julian Oliver Mazzariello, talentuoso pianista anglo-italiano. Federico Vacalebre, giornalista e critico musicale, introdurrà il pubblico all’ascolto.

 

La seconda parte del cartellone della XLI edizione del Festival Internazionale di Mezza Estate, in pieno svolgimento in Tagliacozzo, verrà inaugurata martedì 12 agosto con uno spettacolo che unisce musica e storia per celebrare la Canzone Classica Napoletana.

 

 

Il F.I.M.E. è, infatti, un festival composito, costruito in tanti anni, che oggi continuare a godere delle ragioni estetiche dettate dalla direzione artistica e generale di Jacopo Sipari e Luca Ciccimarra, nonché dal Sindaco Vincenzo Giovagnorio e dalla sua delegata alla cultura Alessandra Ricci, realizzate grazie alle istituzioni, in primis il Ministero della cultura, la Regione Abruzzo, il Comune di Tagliacozzo, e la sinergia con istituzioni quali la Sinfonica Abruzzese, resident orchestra e l’ Accademia musicale di Alto perfezionamento vocale “Daltrocanto” diretta da Donata D’Annunzio Lombardi e allo storico sostegno della Banca del Fucino. Prima del concerto, alle ore 18, nel Cortile d’Arme del Palazzo Ducale, verranno presentati due libri.

 

 

Si inizierà con “Sigismondo e Isotta – una storia d’amore” di Maria Cristina Maselli in libreria per Vallecchi. “La storia dell’amore tra Sigismondo Pandolfo Malatesta e Isotta degli Atti, osteggiato dalle famiglie e dalla ragion di Stato.

 

 

Nonostante le difficoltà, l’amore vince sempre”. Il primo incontro fra Sigismondo Pandolfo Malatesta e Isotta degli Atti avviene per caso in una stradicciola nel 1437, quando lei è una bimba di soli cinque anni, mentre lui, quasi ventenne, già signore di Rimini, è di ritorno dal campo di battaglia. Da quell’incontro fortuito, inizia a germogliare in entrambi qualcosa di indescrivibile e incomprensibile che sboccerà negli anni a venire, pur se fra molti contrasti.

 

 

A seguire, verrà presentato “Dalle Calabrie agli Abruzzi. Il generale José Borges tra i briganti di re Francesco II” di Valentino Romano per D’Amico editore. L’avventura finale di uno degli ultimi eroi romantici di un’epoca che si dissolveva: la biografia del generale carlista Josè Borges, inviato nelle terre del Regno delle Due Sicilie nel tentativo di restituire il trono a re Francesco II; un’epopea tragica e malinconica, in un intreccio di eroismi, viltà, ambiguità e tradimenti.

 

 

 

Il saggio, frutto di studi e ricerche protrattisi per anni, s’interroga sui tanti misteri che ne accompagnarono le ultime vicende e ne offre una “lettura” ragionata. Quindi, passaggio al Chiostro di San Giovanni alle ore 21,15, per “Avvenne a Napoli – Passione per voce e piano”, uno spettacolo che unisce musica e storia per celebrare la Canzone Classica Napoletana.

 

 

Protagonisti dell’evento saranno Eduardo De Crescenzo, cantante e fisarmonicista, e Julian Oliver Mazzariello, talentuoso pianista anglo-italiano. Federico Vacalebre, giornalista e critico musicale, introdurrà il pubblico all’ascolto. Il concerto si lega anche all’uscita del cofanetto con libro pubblicato e distribuito dall’etichetta discografica Betty Wrong Edizioni Musicali di Elisabetta Sgarbi, e il libro, pubblicato e distribuito da La nave di Teseo.

 

 

Questo speciale progetto rappresenta l’omaggio che Eduardo De Crescenzo, nel pieno della sua maturità espressiva, ha voluto rivolgere alle sue radici culturali, ma anche un lavoro di restauro colto e appassionato. Canta magistralmente, per la prima volta, “un repertorio che gli appartiene per DNA”, come dice Federico Vacalebre nel libro e, nel contempo, conduce un’accurata ricerca storico-musicale tesa a cogliere il pensiero stilistico, sociale e politico di una generazione di artisti rivoluzionari.

 

 

“A loro si deve la forma canzone così come viene praticata ancora oggi -afferma Eduardo- a loro si deve la nascita dell’interprete che evolve il Belcanto operistico: per cantare i versi alti di poeti così importanti non è sufficiente avere una bella voce, è necessario che il cantante entri nei versi del poeta e li faccia suoi. Questi artisti, per la prima volta, riuscirono a parlare al colto e all’inclita e fecero di Napoli la città dei musicisti e dei poeti, la meta più ambita da tutti gli artisti e gli intellettuali del tempo”.

 

 

Risulta non facile fissare la specifica identità della canzone napoletana, perché essa è come un mare che ha ricevuto acqua da tanti fiumi. E’ figlia della poesia, come quasi tutti i canti di antica tradizione, e ha espresso, come le è universalmente riconosciuto i sentimenti, la storia e i costumi di un popolo.

 

 

Il fatto singolare è che la canzone, “porosa” come la città – per dirla con la definizione che Benjamin coniò per Napoli -, ha assorbito tutto, riuscendo a rimanere in fondo se stessa. Malgrado sia stata contaminata, nel tempo, da sonorità appartenenti ad altre culture e ad altri generi musicali, la melodia napoletana è riuscita a conservare un suo codice di riconoscimento, un proprio DNA, quel “profumo”, che la rende inconfondibile, come una lingua perduta, della quale abbiamo forse dimenticato il senso e serbato soltanto l’armonia, una reminiscenza, la lingua di prima e forse anche la lingua di dopo. Ascolteremo “Fenesta vascia”, “Luna nova”, “Era de maggio”, “Marechiare”, “’A vucchella”, “Serenata napulitana”, “I’ te vurria vasa’”, “Maria Mari’”, “’O marenariello”, “Te voglio bene assaje”, “Scétate”, “Canzona appassiunata”, “Passione”, “Voce ‘e notte”, “Che t’aggia di’”, “Munasterio ‘e Santa Chiara”, “Luna rossa”.

 

 

Ma le canzoni e i testi sono insuperabili e hanno presa sul pubblico comunque esse siano cantate Santa Lucia Luntana, Silenzio Cantatore, perché a Napoli anche il silenzio dice la sua, e l’omaggio all’Eduardo ma, De Filippo, di Gennariniello con “Uocchie che arraggiunate”.

 

Musiche e versi che con i loro contenuti raccontano semplicità ed erotismo, essoterismo e magia, rituali sacri e profani, feste popolari che sono andati a comporre un incredibile canzoniere dove le suggestioni, le intonazioni, le evocazioni di un vernacolo, che è più una lingua che un dialetto, si trasforma in un canto ora dolente, ora euforico, capace di esprimere l’eterno incanto dei sensi, di questa fascinosa e misteriosa Partenope, in quel viaggio nell’anima che, comunque, si rinnoverà evocativamente, sull’onda dell’emozione, delle parole e della musica, fino alla fine dei tempi.

 

Prossimi appuntamenti: Martedì 13 agosto, alle ore 21,15 nel Chiostro di San Francesco, ritorna Roberto Molinelli alla testa dell’orchestra ISA per un omaggio alla voce e all’universo musicale di Mia Martini, una splendida voce con una particolarità: quando apriva il volume usciva sgranata e roca, emozionante. Questa la caratteristica più evidente della sua voce, ma anche cantante bravissima, preparata, intonatissima, con un repertorio mai banale.

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