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La bambina dei fiammiferi: al castello Orsini uno spettacolo di narrazione e suggestioni sensoriali, tra suoni e canzoni

Giulia Antenucci di Giulia Antenucci
28 Dicembre 2018
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Avezzano. Uno spettacolo di narrazione e suggestioni sensoriali con canzoni, suoni, odori e sapori con 10 attori protagonisti, una musicista ed un piccolo gruppo di spettatori bendati.

La Compagnia teatrale Fantacadabra e il TSA Teatro Stabile dell’Aquila, con il sostegno dell’Amministrazione Comunale di Avezzano, presenta “La Bambina dei fiammiferi”, che porta la firma e la regia di Mario Fracassi.

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Lo spettacolo “La Bambina dei fiammiferi”, in programma venerdì 4 gennaio al Castello Orsini di Avezzano, è il frutto di un progetto con cui indagare il senso profondo di questa dimensione conosciuta, temuta, interrogata, rimossa che è l’ascoltare le storie al buio.

“Era l’ultimo giorno dell’anno: faceva molto freddo e cominciava a nevicare. Una povera bambina camminava per la strada”: è l’inizio della nota fiaba di Hans Christian Andersen La piccola fiammiferaia, un’icona favolistica che, insieme alle altre scritte dal noto autore, si è impressa nel nostro immaginario collettivo animando la fantasia di adulti e piccini. Da sempre, la triste sorte di questa misera fanciulla affamata e congelata dal freddo che cercava di vendere fiammiferi per comprarsi un pezzo di pane, è stata oggetto di trasposizioni teatrali e filmiche, spesso trite e ritrite, con incursioni e chiavi di lettura di ogni genere.

Del resto c’è da dire che il repertorio favolistico, specie quello di H.C. Andersen, presenta un terreno fertile e malleabile a qualunque rifacimento, benché rimanga inalterata la narrazione. Una rilettura singolare ed ingegnosa di questa fiaba, con tanto di apprezzamenti, per la regia di Mario Fracassi. In questo caso non si è di fronte ad una rivisitazione o ad una particolare ambientazione della storia, bensì ad un lavoro sullo spettatore: alla rappresentazione si assiste rigorosamente bendati e seduti con attorno gli attori che raccontano la storia.

Se il “Teatro” quello con la “T” maiuscola, luogo per eccellenza della rappresentazione in cui architettura, scenografia e scenotecnica concorrono a costruire uno spazio artificiale esclusivamente per la visione con illusioni ottiche e prospettiche, paradossalmente e in questo caso, si fa luogo della sola immaginazione. Lo spettatore viene condotto in un viaggio, un’esperienza sensoriale unica, dove i sensi, tranne la vista, vengono sollecitati in tutti i modi possibili.

Dunque, non si vede cosa accade intorno, ma si percepisce il freddo che tormenta la bambina, toccando un volto gelido che si avvicina, mentre fiocchi di neve cadendo si sciolgono sul proprio corpo. Si odono le voci vicine e lontane dei passanti indifferenti tra borghi, strade e botteghe. Si sente il gustoso odore di arrosto che proviene dalle case festose. Si vive la stessa sensazione di freddo, che vive la bambina, attenuata dal lieve tepore di un fiammifero acceso. Sale lo stesso appetito, che come una morsa allo stomaco, prende la bambina nell’immaginare una tavola imbandita piena di prelibatezze, dove una fumosa e stuzzicante oca in arrosto spicca sulla tovaglia bianca.

Profumi complessi di fruttati vini inebriano la stanza luminosa e brillante, dove musiche danzanti e allegre canzoni – suonate dal vivo dal gruppo di attori e musici che animano la storia e composte per l’occasione da Paolo Capodacqua – s’intonano rendendo un’atmosfera di gioia e spensieratezza. Si prova lo stesso disincanto, avvertito da tante voci in punti diversi, quando quest’immagine svanisce e si viene catapultati di nuovo nel freddo.

Ma il corpo dello spettatore, tenuto in uno stato quasi di allerta, percepisce di essere avvolto in un alone di intenso candore, dato dalla fiamma dell’ultimo fiammifero acceso che sprigiona luce e calore, e attraverso il quale la bambina vede la sua nonna che la porta in cielo con sé.

Ci si sente trasportati e disorientati, come se i propri corpi avessero spiccato il volo. Tutto si dissolve quando si riaprono gli occhi e davanti a sé un grande albero, luminoso e colorato, lo stesso che aveva sognato la bimba. Nessuno tra gli astanti ha potuto osservare, scrutare il volto di questa fanciulla, ma tutti tra loro, sono stati immersi in una dimensione spazio-temporale indefinita, che si è materializzata solo nella mente di ognuno.

Un’esperienza condivisa per ognuno di loro, ma differente per ciascuno: le proprie immagini e la personale costruzione di ambienti, scene e personaggi, attraverso le intime percezioni e sensazioni, non si possono toccare, vedere e sentire, ma restano vive e palpabili nella nostra fantasia. Ciò dimostra che con acume e creatività l’arte ed il teatro proliferano con prodotti innovativi e di contenuto, sopravvivendo degnamente ad una crisi economica che colpisce in particolar modo il settore.

Protagonisti dello spettacolo Santo Cicco, Laura Tiberi, Martina Di Genova , Roberto Mascioletti, Antonella Di Camillo, Eleonora Cipolloni , Enrico Di Giambattista, Fiorenza Matarazzi, Renato Barattucci e Germana Rossi. Musiche e canzoni di Paolo Capodacqua eseguite dal vivo da Germana Rossi,  con la partecipazione straordinaria di Cecilia, Elisabetta e Luisa.

È assolutamente necessario prenotarsi, è possibile infatti mandare una mail all’indirizzo  [email protected] oppure telefonare ai numeri 3393212576 e 320 8677902.

 

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