I 28 paesi della Nato, insieme ai 20 che partecipano alla missione internazionale Isaf in Afghanistan, hanno approvato la strategia di transizione dagli inizi del 2011 che ha l’obiettivo di riconsegnare la sicurezza «di tutte le province» del Paese alle forze locali «entro la fine del 2014». La svolta preparata e annunciata da tempo dagli Usa e dagli alleati per uscire dopo nove anni dal teatro di guerra afghano, il cui esito è ancora molto incerto, diventa così realtà: la decisione è stata presa in modo solenne nella riunione di tutti i paesi Isaf, alla presenza del presidente afghano Hamid Karzai e del presidente Usa Barack Obama. Dei circa 150 mila soldati stranieri in Afghanistan, oltre 90 mila sono americani. La strategia di uscita dall’Afghanistan ha preso forma dentro i grandi saloni dell’Expò di Lisbona, mentre la città si sta riempiendo di militanti pacifisti e alternativi per la manifestazione contro la Nato. Alcune decine di giovani si sono incatenati ai cancelli del’Expo per protestare contro la guerra. «La direzione che prenderemo oggi è chiara: noi andiamo verso un’afghanizzazione», ha detto il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen.
Nel documento approvato da alleati e partner, si precisa che la transizione in Afghanistan «sarà basata sulle condizioni sul terreno», non guidata da un rigido «calendario» provincia per provincia e «non equivale al ritiro delle truppe Isaf». «Rafforzeremo ulteriormente le capacità di garantire la sicurezza» delle forze afghane nel momento in cui «gradualmente» le forze «combattenti» della Nato assumeranno sempre di più il compito di «supportare» e formare le forze di sicurezza locali, si legge ancora nel documento. Con l’Afghanistan, la comunità internazionale è pronta a siglare un «robusto partenariato di lungo periodo», per garantire che il paese possa camminare sulle proprie gambe senza ricadere nelle mani dei talebani e degli insorti di Al Qaeda. La comunità internazionale appoggia gli sforzi di riconciliazione nazionale avviati dal governo afghano per reintegrare gli insorti che «rinunciano alla violenza, tagliano i collegamenti con i gruppi terroristici e accettano la costituzione afghana».
Nei prossimi mesi, l’Alleanza aumenterà gli sforzi per l’addestramento dei soldati e dei militari afghani. L’Italia ha annunciato l’invio di 200 nuovi istruttori. Obama ha ringraziato il premier Silvio Berlusconi: »l’Italia fa la differenza«, ha detto il presidente Usa. Intanto l’Italia manda in Afghanistan altri 200 istruttori, portando a oltre 4.200 il numero di militari impegnati nella missione Isaf. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi al vertice della Nato a Lisbona, dove ha ricordato che il nostro Paese «è presente sin dall’inizio della missione Isaf». «Ultimamente – ha ricordato – ci è stati chiesto dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama e dal segretario generale dell’Alleanza Anders Fogh Rasmussen un aumento del numero dei nostri addestratori. Comunico che aumenteremo questo numero di altri 200, portando in questo modo la presenza dei nostri uomini e donne impegnati in Afghanistan a 4.213».
Le proteste degli attivisti anti-Nato
È la giornata della mobilitazione anti-Nato a Lisbona a margine della seconda sessione di lavoro del vertice alleato. I movimenti alternativi, con l’appoggio dei sindacati e della sinistra portoghesi, hanno annunciato una grande manifestazione nel pomeriggio nel cuore della capitale, fra Praca Marques de Pombal e il Rossio, lungo la storica Avenida da Libertade. Gli organizzatori aspettano 100mila manifestanti. Secondo la stampa portoghese potrebbe essere anche una ‘ultima provà in vista dello sciopero generale proclamato per mercoledì prossimo contro il giro di vite anti-deficit deciso dal governo socialista del premier Josè Socrates. Altre manifestazioni sono previste in altre parti della città. In mattinata la polizia portoghese ha arrestato 40 attivisti sul confine della ‘zona rossà di alta sicurezza istituita attorno alla sede del vertice Nato.