“Se io fossi Babbo Natale…”
Babbo Natale è un omone grasso e grosso. Dal suo faccione rotondo spunta una lunga barba bianca, che gli arriva fino al pancione. I suoi grandi occhi azzurri e brillanti, col suo grosso nasone rosso, gli danno un’espressione buffa e simpatica, ma buona. Veste sempre di rosso, che è il suo colore preferito, e calza stivali e cintura neri. Se io fossi nei suoi panni, mi metterei subito a dieta, per muovermi più agilmente e, soprattutto, per evitare che le renne fatichino troppo a trainare la slitta che è già pesante perché carica di doni. Nel mio sacco ci sarebbero regali per tutti; ma ce ne metterei uno speciale: tanta pace e felicità per gli abitanti di tutta la Marsica! Aiuterei i bambini più poveri, portando loro cibo, vestiti, regali e, soprattutto, tanta allegria e serenità. Alle mie dodici renne darei i seguenti nomi: Cometa, Fulmine, Scintilla, Fiocco di Neve, Ghiaccio, Stella, Luna, Diamante, Bagliore, Rudolph, Maiellana e Angizia. Le terrei attaccate alla slitta con briglie d’argento e al collo, ognuna di esse, avrebbe un collare rosso con scritto in lettere bianche il proprio nome. La mia slitta sarebbe enorme, rossa e bianca, e vi porterei dentro tanti sacchi quanti sono i paesi della Marsica. Avrei una fabbrica di giochi, costruita sotto la città di Avezzano, a cui si potrebbe accedere solo con un passaggio segreto, come quello delle miniere di Moria nel libro “Il Signore degli Anelli”. La mia fabbrica avrebbe una sala centrale, circolare, in cui svolgere le riunioni con i miei assistenti, i folletti. Intorno a questa sala si svilupperebbero varie stanze, come i laboratori per la costruzione dei giocattoli, la mia camera da letto, il mio studio e le stalle delle mie care renne. I miei folletti, che di notte girerebbero per le verdeggianti montagne dell’Appennino Abruzzese, vestirebbero di verde, con un cappello a punta, una giacca con i bottoni dorati, dei pantaloni lunghi e delle babbucce dalla punta all’insù. Le mie follette, che la sera cucinerebbero ferratelle per tutti, invece, vestirebbero di rosso, con un cappello a punta, una camicetta dai bottoni argentati, una gonna a palloncino e delle scarpe ballerine. Ogni anno, a Natale, nella sala centrale della mia fabbrica, metterei un enorme abete da addobbare, insieme ai folletti, con palline colorate e nastri luccicanti. In tutta la sala ci sarebbero mille luci colorate per creare tutt’intorno una splendida atmosfera festosa. Dopo le fatiche natalizie, se io fossi Babbo Natale, andrei in incognito, senza farmi riconoscere da nessuno, in mezzo ai bambini di tutta la Marsica per vedere come si divertono con i doni che ho portato loro. Quei visi sorridenti e quelle spensierate risate, echeggianti nella piana del Fucino, mi farebbero sentire davvero orgoglioso del mio lavoro e fiducioso che la magia di questa atmosfera regni per sempre nella nostra adorata Marsica.