Avezzano. Per anni ha cercato di curare con ben 5 farmaci la pressione arteriosa, sempre molto alta, al punto da rischiare ictus e infarto. Fin quando all’ospedale di Avezzano, con una nuova procedura – che agisce sulle terminazioni nervose renali – sono riusciti a ridurgli i valori pressori. La tecnica, chiamata ‘denervazione renale’, attuata per la prima volta all’ospedale di Avezzano su un ultrasentattenne residente in Marsica, viene praticata laddove falliscono i comuni farmaci della pressione e non vi sono soluzioni terapeutiche alternative. Dopo poche settimane la pressione arteriosa dell’uomo, trattato con la denervazione, è scesa notevolmente ed egli ha potuto rinunciare all’assunzione di più della metà dei farmaci che prendeva. Le nuove modalità, seguite al presidio di Avezzano, offrono ora prospettive di cura a chi ha questo problema e non trova facilmente strutture sanitarie di eccellenza organizzate per la specifica patologia. Con questo sistema, ‘firmato’ dal medici Giovambattista Desideri e Giovanni Passalacqua, rispettivamente responsabili di Geriatria e di Radiologia, il presidio di Avezzano entra nel ristretto novero delle strutture sanitarie che garantiscono, oltre agli ordinari servizi, una sanità di nicchia. La metodica della denervazione, che può essere applicata solo ai pazienti che abbiano tentato, senza risultato, una cura ottimale a base di farmaci, viene praticata tramite un trattamento di 40 minuti. “La denervazione renale” – dichiara il dott. Gianni Passalacqua, Direttore della Radiologia dell’Ospedale, che nelle scorse settimane ha effettuato la procedura su un paziente con ipertensione refrattaria ai farmaci, “prevede l’utilizzo di un apposito catetere che, dall’arteria femorale, arriva fino alle arterie renali dove, attraverso l’erogazione di energia a radiofrequenza a bassa potenza, vengono disattivate le terminazioni nervose che arrivano al rene, senza danneggiare minimamente la parete dell’arteria. La procedura viene effettuata in anestesia locale senza disturbi per il soggetto”. Ma a chi può essere praticata questa tecnica innovativa? “Va applicata”, interviene il dr. Desideri, esperto di ipertensione e prevenzione cardiovascolare nell’anziano, “soltanto ai pazienti in cui una terapia farmacologica ottimale non sia riuscita a normalizzare la pressione arteriosa. Il paziente marsicano, trattato e seguito nel nostro ambulatorio di ipertensione e Prevenzione Cardiovascolare dell’anziano, è stato sottoposto alla procedura di denervazione renale perché da anni aveva valori pressori stabilmente elevati nonostante un trattamento con ben cinque farmaci antipertensivi. In alcuni casi, infatti”, aggiunge Desideri, “le modifiche dello stile di vita e i diversi trattamenti farmacologici, pur somministrati ai dosaggi e nelle combinazioni raccomandate, non riescono a normalizzare la pressione arteriosa: si parla quindi di ipertensione resistente. A distanza di 4 settimane dalla nuova procedura”, conclude Desideri, “la pressione si è ridotta notevolmente ed è stato possibile sospendere ben tre dei cinque farmaci che il paziente assumeva”. Il successo della nuova tecnica, poiché viene adottata solo in centri di alta specializzazione, farà sicuramente da richiamo nei confronti di pazienti, anche al di fuori della Provincia, con questo tipo di problema. Italia: 15 milioni di ipertesi, di cui l’1% resistente ai farmaci. In Italia vi sono 15 milioni di ipertesi, di cui il 50% ha più di 65anni. Tra loro ha la pressione ‘resistente’ – inattaccabile dai farmaci solitamente utilizzati – una percentuale che oscilla tra lo 0.5 e l’1%. Una quantità ridotta di pazienti che però, scartati i farmaci, non trova facilmente ospedali con questo tipo di sofisticate cure.