Magliano de’ Marsi. Nel 1926 Ettore Majorana e suo fratello Luciano, che in quel periodo nutrivano un notevole interesse per le montagne e gli sport invernali, si cimentarono nella scalata del Monte Velino.
I due fratelli frequentavano amici e colleghi universitari al Caffé Faraglia, detto Faraglino, situato in Via del Corso di fronte alla sede del Giornale d’Italia, che erano soliti cimentarsi in scalate e praticavano abitualmente sport invernali. Presi dall’entusiasmo i fratelli Majorana decisero anch’essi di fare qualcosa di simile, e dopo aver comprato gli scarponi e qualche altro indumento da montagna decisero insieme a due loro amici studenti di medicina (Paolo Belelli e Aldo Coccia) di partire senza alcun allenamento né preparazione per il Monte Velino. I giovani partirono da Magliano de’ Marsi prima dell’alba, anzi le cronache raccontano alla luce della luna, e giunsero solo verso mezzogiorno in prossimità della vetta, dove la neve era così alta che sprofondavano fino alla cinta. Trovandosi in difficoltà cercarono di procedere carponi, ma la camminata divenne così faticosa che furono costretti a rinunciare all’impresa e a tornare indietro. Rientrarono solo in tarda serata a Massa d’Albe, dove si fermarono in un’osteria per riposare. Lì alcuni abitanti di Massa d’Albe li rimproverarono per essersi azzardati nella scalata del Monte Velino, una vera e propria follia, soprattutto in considerazione dell’enorme quantità di neve che copriva la montagna in quell’inverno. Il racconto integrale dell’impresa si trova nel volume “La vita e l’opera di Ettore Majorana”, pubblicato nel 1966 dall’Accademia Nazionale dei Lincei. Si ringrazia il dottor Marco Boleo per la segnalazione.