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Insulta il datore di lavoro, ma offendere un uomo con epiteti femminili non è reato: assolta

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
6 Febbraio 2014
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Avezzano. Era accusata di minaccia e ingiuria nei confronti del datore di lavoro del marito perché non lo aveva pagato. Alla fine, però, una bulgara di 49 anni, Tanya Aleksandrova, è stata assolta da ogni accusa. Secondo il giudice del tribunale di Avezzano, infatti, fare a un uomo un’offesa generalmente rivolta alle donne non è disonorevole per un uomo. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, la bulgara se l’era presa con il titolare della ditta edile per la quale aveva lavorato il marito manovale. Dopo la settimana di lavoro, infatti, l’uomo aveva chiesto il suo salario che però gli era stato dato solo in parte. Così era tornato a casa raccontando tutto alla moglie. Lei, su tutte le furie, secondo quanto denunciato dall’imprenditore marsicano, aveva iniziato a chiamarlo al telefono, insultandolo e minacciandolo, augurando all’uomo di utilizzare quei soldi negati per il funerale del figlio e dandogli dell’uomo di facili costumi. tribunaleCosì lui si era rivolto ai carabinieri raccontando la sua versione dei fatti e denunciando la donna. Dopo le indagini, la bulgara, difesa dall’avvocato Luca Motta, era stata rinviata a giudizio. Nel corso dell’udienza  è riuscita a dimostrare la sua estraneità ai fatti. Infatti, durante il dibattimento, è emerso che la scheda utilizzata per chiamare l’imprenditore non apparteneva alla moglie infuriata. Inoltre, sempre secondo il tribunale, le frasi pronunciate contro il datore di lavoro non erano offensive o ingiuriose, né minacciose visto che non si augurava la morte del figlio, ma solo l’utilizzo del denaro per un eventuale funerale. Per questi motivi, alla fine, l’imputata è stata assolta, mentre per la questione del denaro le parti potranno rivolgersi al giudice di pace.

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