Capistrello. “Apprendiamo con grande preoccupazione le notizie pubblicate dalla stampa in merito alle analisi dell’Arta Abruzzo, interessata con nostro esposto dello scorso 26 maggio, che restituiscono dati relativi ad una condizione di inquinamento del fiume Liri piuttosto grave”. È quanto affermano in una nota Alessandro Croce, segretario del Partito democratico di Capistrello e Chiara Di Felice, consigliere comunale, tornando a parlare dell’inquinamento del fiume Liri.
“La presenza di elementi chimici e organici in putrefazione sarebbero dunque la causa delle schiume maleodoranti”, sottolineano i due, “ma attendiamo le ulteriori analisi e approfondimenti in corso, anche da parte delle autorità inquirenti. Con altrettanto stupore e preoccupazione apprendiamo della reazione del Sindaco di Capistrello che, ancora una volta, dichiara alla stampa che ‘ci riuniremo con gli altri sindaci e chiederemo alle autorità competenti di effettuare nuove verifiche’. Ancora riunioni? Ancora appelli? Anche basta”.
“Bisogna assumere delle decisioni immediatamente, altro che appelli”, tuonano Croce e Di Felice, “accertata la condizione di grave inquinamento da parte dell’Arta, al ruolo del sindaco spetta doverosamente il compito di assumere decisioni per mezzo di atti amministrativi concreti, efficaci e tempestivi. È assurdo che dopo mesi di inquinamento del nostro fiume ancora non sia stata emessa alcuna ordinanza a tutela dell’incolumità pubblica. Per questo motivo chiediamo l’immediata adozione di un provvedimento ai sensi dell’articolo 50 del Tuel nella forma dell’ordinanza contingibile e urgente a tutela della salute che vieti l’uso delle acque fluviali per qualsivoglia utilizzo che possa arrecare pericolo alle persone. Un’immediata ordinanza che vieti”, continuano, “tutte le attività che possano mettere in contatto le persone con le sostanze nocive riscontrate, anche valutando il divieto di sversamento delle acque provenienti dal Fucino, per tramite del canale collettore, fino a quando non sia fatta la dovuta chiarezza, ferme restando ovviamente le competenze di Protezione civile ed eventuale causa di forza maggiore esercitate dal Consorzio di bonifica”.
“Non emettere alcuna ordinanza per mesi e limitarsi ad appelli all’acqua di rosa, ovvero continuare a convocare riunioni senza assumere decisioni”, concludono l’esponente locale del Pd e il consigliere comunale, “espone il territorio a pericoli cui il sindaco, autorità locale di igiene e sanità, deve far fronte con gli strumenti amministrativi che la legge mette a disposizione delle sue competenze. In questa delicata vicenda ogni autorità deve assumere gli atti che le competono: l’Ente locale, per mezzo del sindaco pro tempore, ha precisi doveri che devono essere al più presto esercitati perché ne va della sicurezza della comunità locale”.