Avezzano. L’immagine di Beppo che fissa il vuoto è stata resa nota su molte testate nazionali. Padre di famiglia, ristoratore nel trevigiano, travolto dallo sconforto nel suo locale vuoto e chiuso dopo le 18, come previsto dalle normative del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Si rischia di passare da un’emergenza sanitaria ad un’emergenza economica e sociale molto grave. Ieri, in #InprimaLive è intervenuto quindi Franco Franciosi, proprietario di Mammaròssa e membro del direttivo Confesercenti.
La disposizione della chiusura predisposta dal Cts è molto cruda. Un momento storico per la nazione e per il mondo. Tutti siamo coinvolti nella pandemia. La ristorazione ha pagato già un prezzo altissimo con il primo lockdown. La situazione di oggi è inaspettata perché in questo caso la ristorazione non è l’unico veicolo di infezione. Nessun luogo è sicuro in questo momento. Anche i portavoce delle cariche più alte sono stati contagiati. Noi ristoratori vogliamo bene ai nostri dipendenti e nei loro occhi vediamo paura e sconforta, non sappiamo cosa dir loro. Questa nuova decisione potrà essere superata da parte di tutti? Non lo so. Molti non penso riusciranno ad alzare la serranda.
Non si capisce la differenza tra pranzo e cena. Perché secondo lei, in un ristorante che rispetta i protocolli la cena è più contagiosa del pranzo? Credo che chiudere la sera voglia colpire quello che negli ultimi mesi è stato il bersaglio: la movida. Io non ho nulla contro la movida e rivendico il diritto di tutti a volersi divertire. Non credo che il ristorante possa fare differenza tra pranzo e cena. A pranzo il virus non dorme nelle mura dei ristoranti.
Tutti i protocolli estivi hanno spinto a investire molti ristoratori e ora d’improvviso la chiusura. Specie in questo periodo. Già con le prime procedure, la maggior parte dei ristoranti ha abbassato il numero dei coperti. Da 60 coperti si è passati a 40, ad esempio. A questo punto, dimezzata anche la possibilità di pranzo e cena. Economie che si tengono sul filo del rasoio, dimezzando la possibilità di fare impresa, molti non ce la faranno.
Tra l’altro con l’invito a non uscire, la situazione si prospetta peggiore anche per pranzo. Secondo lei, chi lavorava solo a cena potrebbe aprire a pranzo? Noi ad esempio lavoramo solo a cena con Mammaròssa. Io potrei anche organizzarmi per il pranzo, ma con lo smartworking, la crisi indrustriale, già prima erano vuoti. Ora? Con l’invito a non uscire e a non spostarsi in altri comuni.
Molti ristoratori vorrebbero protestare e rimanere aperti. Io sono per rispetto Istituzioni, non sono per le piazze violente. Sono per le lotte fatte sul cmapo della legalità, non so se una protesta di questo tipo possa giovare a qualcosa. Il potere quando mostra i muscoli fa anche male, purtroppo. Persone multate senza mascherina, locali multati. La protesta sana dovrebbe arrivara da un coordinamento delle associazioni di categoria.
Per quanto riguarda gli indennizzi. Cosa ne pensa? Abbiamo già visto che le casse integrazioni sono arrivate dopo mesi. Se una persona avesse dovuto sopravvivere con quei tempi, avremmo visto persone di un vero sostegno reale. Molti sono fortunati anche grrazie ai genitori, altrimenti saremmo già alla fame.
Secondo lei a Natale si riaprirà? Non lo so, dipenderà dalla curva dei contagi. Dipende tutto da quello.
Come membre di Confesercenti cosa consiglia ai suoi colleghi? È un momento difficile e amaro. C’è il desiderio comunque di fare la nostra parte come cittadini e imprenditori. Siamo mebri di una comunità e la nostra parte è importante. Invito tutti i colleghi a prendere importanza del nostro ruolo. Questo è lo strumento con il quale dobbiamo farci forza e sostegno per un futuro migliore di questo. @RaffaeleCastiglioneMorelli