L’Aquila. In questi giorni, il territorio aquilano e in particolare l’entroterra marsicano hanno vissuto notizie tragiche in relazione all’emergenza sanitaria. All’aumento dei contagi, si affianca infatti una grave crisi delle strutture sanitarie. Due decessi in auto in attesa di un ricovero, perso ormai il tracciamento dei contagiati. Personale carente. Tamponi in ritardo. Queste le lamentele dei sindaci della Marsica che accusano anche Roberto Testa di non saper gestire la situazione. InPrimaLive, è intervenuto quindi il direttore del reparto di malattie infettive del San Salvatore, il dottore Alessandro Grimaldi per fare un quadro dell’emergenza nel territorio di provincia.
Dottore, cosa sta accadendo veramente? La situazione dell’Aquila è molto più critica rispetto alla prima fase, quando l’infezione da coronavirus era molto meno sviluppata. Nei mesi di Marzo e Aprile abbiamo avuto delle criticità, dalla fine di maggio alla fine di Luglio c’è stato un rallentamento. Dalla prima settimana di Agosto, abbiamo iniziato a riempire nuovamente i posti letto, 22 per il reparto di malattie infettive. Quasi tutti i pazienti con polmonite. Nell’area della provincia aquilana, negli ultimi giorni ho trovato molti giovani positivi che hanno riportato nei nuclei familiari. Questa seconda ondata è solo una presa d’atto di una tendenza iniziata di agosto.
Non solo i giovani i colpevoli. Si potrebbe dire che negli ultimi periodi sono stati maggiormente i comizi delle elezioni amministrative a raccogliere assembramenti. Lungi da me dare la colpa solo alla movida. Tutto ciò che crea aggregazione disordinata con il mancato rispetto delle regole è chiaramente un fattore di rischio. Anche la riapertura delle scuole, in particolare per i trasporti dove può mancare il distanziamento e si creano condizioni favorevole per la diffusione del Covid. Chiaro però che i giovani potrebbero essere stati il veicolo maggiore di diffusione.
Situazione ospedalizzazioni: nella Marsica ci sono stati morti per mancanza di posti. Io non so con precisioni i posti covid di Avezzano, ma in teoria dovrebbero esserci più posti in relazione alle malattie infettive. Noi all’Aquila abbiamo 22 posti letto che al momento sono pieni. Sono stati aperti altri 24 posti nel g8 con 6-7 posti di terapia intensiva che al momento non sono ancora saturi.
Secondo i protocolli sanitari dell’emergenza, le ospedalizzazioni Covid come devono essere gestite? “Le ospedalizzazioni vengono gestite dall’Aquila. Si parte dai posti disponibili qui e poi vengono essere utilizzati anche altri centri. Potrebbero essere riconvertiti alcuni reparti. Così nell’Aquila nell’area medica si sta cercando di aprire un altro reparto. Una situazione molto più pesante rispetto all’inizio.
Era necessario un potenziamento della sanità nei mesi estivi. Bisognava prevedere delle aree covid in tutte le province in modo migliore. A Pescara hanno previsto 215 posti, mentre nell’Aquila, sono stati calcolati un numero molto inferiore, con una sottostima rispetto quello che sta accadendo. La battaglia contro il covid va combattuta nel territorio.
Al momento è perso il tracciamento dei contagi. L’organizzazione territoriale mostra dei limiti. I pazienti sembrano abbandonati a sé stessi dalla Asl1. La situazione non è ottimale. L’alto numero degli infetti ha sorpreso tutti. Molti mesi fa, dichiaravo che la battaglia contro il virus doveva svolgersi nel territorio. Affrontare il covid solo negli ospedali sottolinea l’incapacità di gestire l’emergenza nei singoli territori. Cosa significa? Tracciare, fare tamponi, controllare, curare. Curare anche a domicilio. Soprattutto, quando non si riesce a ottenere il tampone, bisogna iniziare comunque delle terapie in relazione ai sintomi. Gli spazi per l’assistenza ce ne sono. Anche le apparacchiature al momento ci sono. Ma abbiamo bisogno di personale. Specie quelli in grado di assistere i pazienti nel post-covid, in quanto ci sono molte “cicatrici” sulla salute degli individui.
In cosa consistono le terapie di cura? Alcuni farmaci in comuni con altre infezioni. Uso di farine per soggetti a rischio cardiovascolare, di respirazione e altre patologie importanti. Poi corticosteroidi che vanno usati né tropo presto né troppo tardi, ma possono prevedere una tempesta infiammatoria che porta il paziente a rischio della salute e della vita stessa. Guardiamo al caso della Lombardia nella prima fase. La gente è rimasta a casa con la febbre per molti giorni e sono arrivati in condizioni disperate in ospedale. Nelal prima fase abbiamo avuto un basso tasso di mortalità, perché è importantissimo iniziare subito la terapia. Ci sono anche altri fattori. Alcuni pazienti sono predisposti a uno stadio più grave della malattie, ma chi comincia le cure prima ha una possibilità di salvarsi.
Ci sono stati dei contagi tra pazienti e medici nel San Salvatore? “Nei giorni precedenti, nel reparto di Ortopedia, ma sembra sia un fenomeno abbastanza circoscritto. Si stanno facendo delle indagini”.
Torniamo a un semi-lockdown. Cosa ne pensa? C’è una crescita esponenziale dei contagi. Parlo da medico, ma anche da cittadino. È molto difficile prendere decisioni. Un lockdown avrebbe un impatto molto importante e dannoso sull’economia. Dall’altra parte, i contagi preoccupano. Spero che l’auto-disciplina riduca al minimo i contatti nelle prossime settimane, sperando che si possa tornare prima possibile vicino alla normalità.
Per quanto riguarda le scuole, qual è la sua opinione a riguardo? Le scuole dovrebbero comunque rimanere aperte e garantire gli spazi. Nelle scuole superiori la didattica a distanza, nel comitato tecnico scientifico regionali era stata proposta già prima del Dpcm. Sinceramente, a mio avviso, si poteva dividere le lezioni a un 50% di presenza e distanza. @RaffaeleCastiglioneMorelli
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