I numeri parlano. La curva epidemiologica sta salendo, ma non bisogna entrare nel panico. In questi giorni, anche in relazione al continuo allarme creato dai media, c’è una corsa continua al tampone. Aumentano i casi positivi nella penisola italiana. Tuttavia, in relazione ai numeri, si può dire sicuramente che non è la situazione di Marzo. Secondo la tabella, rapportata con i dati di marzo e ottobre e mostrata dal giornalista Raffaele Castiglione Morelli ieri sera #InPrimaLive, ad aggi abbiamo un 95% persone in isolamento domiciliare con lievi sintomi o asintomatiche e un 0,52% di persone in terapia intensiva in rapporto al totale degli attualmente positivi. Nell’analisi svolta ieri sera, è intervenuto il virologo Paolo Fazii, direttore di microbiologia e virologia all’ospedale di Pescara, insieme al dottor Pietro Buzzelli, medico di base della Asl1 Avezzano-Sulmona-L’Aquila e l’avvocato Aldo Lucarelli per discutere sui noi provvedimenti del DPCM.
In questo periodo, sembra esserci una guerra ai positivi più che guerra alla malattia. Dopo quest’estate, il virus è mutato? E quanto è pericoloso? Il virus è rimasto immutato. C’è una tendenza alla trasmissibilità di un ceppo virale che ha avuto una perdita del genoma che lo renderebbe meno virulento. Questo è sicuramente un piccolo dato positivo, nella speranza che questo virus possa indebolirsi ancora di più. Abbiamo un minor numero di soggetti in rianimazione e la maggior parte dei positivi si presenta in maniera asintomatica. Nel periodo estivo, i coronavirus incidono sempre di meno. Questa fase di autunno è una fase di transizione. Il numero degli asintomatici è importante, ma con il freddo, con le persone con più tempo i luoghi chiusi, i numeri si stanno rialzando. Un maggior numero di tamponi è comunque lo strumento per evitare focolai e monitorare la situazione.
Viene fatta della “movida” la causa principale di trasmissione, quando in realtà nelle città dove scuola e lavoro sono ricominciati, i mezzi di trasporto sono iper affolati e senza controlli. Mi preme sapere, se ad oggi, tuttavia, il virus è ancora trasmissibile anche per contatto con oggetti. Questo è un virus che si trasmette attraverso le goccioline che devono arrivare al cavo orale e alla mucosa nasale, oppure a livello del sacco congiuntivale (una via che non è stata mai evidenziata, ma è molto importante). Queste goccioline possono arrivare attraverso una conversazione senza una distanza di sicurezza. Inoltre, se tocco un oggetto contaminato con le mani, posso trasmettere l’infezione se tocco il naso o la bocca.
Ci sono dei farmaci che riescono perlomeno ad evitare un progresso tragico della malattia nel paziente infetto? Parliamo di una virosi molto giovane che ha meno di un anno. Terapie specifiche ancora non esistono e all’inizio si è provato un po’ di tutto, specie farmaci antivirali, ma con risultati discutibili. In realtà, i farmaci che funzionano sono farmaci meno costosi dei corticosteroidi e delle eparine. Si sta andando avanti con le ricerche, con anticorpi molecolari specifici, ma siamo in una fase ancora precoce, specie nella funzionalità di un vaccino sicuro. Il numero dei decessi notevolmente diminuito è dovuto al fatto che la patologia giovane è stata studiata molto e sono stati utilizzate terapie efficaci. Nella prevenzione della virosi, sono utili la vitamina C (almeno 3 grammi al giorno) e vitamina D. Inoltre, fra le tante sostanze annoverate, sembra che la liquirizia abbia un ruolo importante sia nella prevenzione che nella mancata evoluzione in senso negativo della malattia.
Vaccino influenzale: sì o no? Consiglierei il vaccino per i soggetti ultrasessantenni e per i medici esposti in prima linea. Con il vaccino, si tenterà di avere un minor numero di soggetti infetti che si aggravano con complicanze di influenza-virus e potrebbero ingolfare gli ospedali in un momento critico. Inoltre, tutti i vaccini vanno a stimolare immunità innata, ossia un sistema immunitario che condividiamo con tutti i mammiferi, che è l’unico sistema che al momento ci può difendere in modo specifico dall’aggressione di un virus estraneo. Il fatto che molti pazienti in età pediatrica vadano meno incontro all’infezione, sembra coincidere proprio con i numerosi vaccini che vengono effettuati in quell’età.
Questa seconda ondata c’è o ci sarà? Purtroppo è un virus ambientale che da ora in poi farà parte degli agenti patogeni che colpiscono l’essere buono. Quando diventerà “buono”, darà al massimo un raffreddore all’essere umano. Noi abbiamo un’arma in più e se non manteniamo degli atteggiamenti virtuosi, quest’ondata potrebbe essere peggiore, ma ho fiducia negli italiani per come hanno affrontato la prima fase. In ogni caso, non saremmo in grado di tollerare un altro lockdown, ci sarebbero troppe ricadute sul piano socio-economico.