Tagliacozzo. Sono cominciati i lavori di scavo sul manto erboso dello storico Stadio cittadino Leo Attili. Si tratta di accertamenti tecnici che prevedono una sorta di scavi archeologici che permetteranno di analizzare il suolo in profondità al fine di conoscerne la sua stratigrafia e la valutazione delle sue caratteristiche archeologiche. Al termine dell’accertamento deve essere redatta la relazione archeologica definitiva, che deve essere approvata dagli organi competenti. Durante gli scavi sarà accertata l’insussistenza dell’interesse archeologico nell’area interessata dai lavori.
Questi scavi ovviamente permettono anche di verificare l’esistenza di reperti per la cui conservazione e protezione sono possibili interventi di reinterro oppure di smontaggio-rimontaggio in altra sede di eventuali reperti. Dai primi solchi, sembrerebbe però non emergere alcuna esistenza di complessi o di oggetti di particolare rilevanza storico-archeologica per i quali sarebbe necessaria la tutela integrale e l’attivazione da parte del Ministero del procedimento di dichiarazione di interesse culturale. In tal caso la Soprintendenza potrebbe anche impedire l’esecuzione dei lavori sul sito interessato.

L’intenzione è quella di realizzare un Campus scolastico da 8 milioni. Tale situazione nelle passate settimane ha suscitato, come ogni novità che influenza profondamente e significativamente l’assetto urbanistico di una città, un acceso dibattito tra possibilisti e oppositori.
Da un lato c’è l’aspetto riguardante lo stadio Attili, un pezzo di storia della città di Tagliacozzo che sparirà totalmente. Dall’altra c’è una questione sociopolitica legata all’opportunità o meno della realizzazione di un Campus proprio in quel punto e, soprattutto, come sostengono gli oppugnatori dell’opera, senza una copertura economica visto che è stato finanziato solo un quarto del progetto, fondi che non sarebbero ancora disponibili.
Un’altra preoccupazione riguarda la presenza di acqua nel terreno visto che la zona è attraversata da fiume Imele. Questione risolvibile, a dire degli esperti, con soluzioni tecniche ingegneristiche di routine che sarebbero già state valutate nella progettazione. E’ ben visibile, dalle foto, nello scavo, la presenza di acqua già a pochi centimetri di profondità.